Famiglia

E lo chiamano ‘gioco’

di Simone Feder

Questa mattina un ennesimo colloquio, 23 anni tutto lo stipendio sperperato nel giro di pochi giorni, di pochi gesti ripetitivi … un altro ragazzo risucchiato dal vortice delle macchinette, che  ti cattura, ti lusinga e ti lascia poi con la sola ‘ricchezza’ della disperazione.

Questa è una delle tante storie che mi ha raccontato Luca, uno di questi giovani:

“Finito di lavorare andavo a prendere l’aperitivo al bar e finito di bere l’aperitivo c’era il resto in moneta e lo buttavo nella macchinetta.

Tra l’altro era nel reparto fumatori, io andavo dietro a fumarmi la sigaretta e intanto mettevo dentro le monete. Vedevo che mettendo 3-4-5 euro nella macchinetta, certe volte ne portavo a casa 100-150, se la vincita era buona. Da lì in poi ho iniziato a giocare sempre più spesso, tutti i giorni, usando gli avanzi dei soldi o al massimo cambiando il 10 euro.

Fisicamente è come avere una ‘scoppia’… mentre giochi già sudi, ti sudano le mani, sei sempre lì con gli occhi sgranati aspettando che esca il colpo giusto, ti senti in tensione, ti senti quasi una parte della macchinetta, sei in tensione con lei… Parli con la macchinetta…

“Dammi per favore ancora un colpo, speriamo che me lo dai, sta volta è quella buona… “

Alla fine diventi un tutt’uno con la macchina..

Poi quando perdi è peggio: sudorazione, sensi di colpa e quando sei dentro dopo poco tempo ti accorgi che apri il portafoglio e non c’hai dentro più niente. Ritiri al bancomat e dici: “Metto ancora 20 euro, mi darà qualcosa, ne ho messi dentro 200!!!”.. Poi magari vai lì, con i 20 euro non ti dà niente e alla fine ti giochi tutto quello che hai ritirato. E sei punto a capo. Il problema è proprio infilare la prima moneta. Infilata la prima moneta, poi è una raffica.. non ce la fai ad avere 50 euro in tasca e a cambiare solo 10 euro..I primi tempi sì, ce la fai tranquillamente, ma poi dopo non ce la fai ad avere 50 euro in tasca, giocarne 10, perdere, e non cambiare gli altri 40. E’ molto difficile. Almeno per me era così ma anche gli altri che vedevo.

La prima volta non ho vinto niente ma avevo messo dentro 2 euro, avevo giocato così per giocare. La prima vincita è avvenuta per caso, dopo 3-4 giorni che giocavo: è stata quella che mi ha fatto iniziare a giocare sempre di più. Il giorno dopo metà dei soldi vinti li ho rigiocati e li ho persi.

All’inizio non ci lasci tutto, non sei così ‘scimmiato’ da giocare al punto da non portarti a casa niente.

Nel momento che vinci scordi i problemi sei contento, poi invece perdi e ti rode ancor di più, per l’altra cosa e perché non hai più un soldo in tasca.

E’ quasi un pit-stop, quando sei lì in zona è un pit-stop fermarsi lì a quella determinata macchinetta. Se sono magari da un’altra parte, in un altro bar, e c’è lì una macchinetta e magari uno che sta vincendo, non mi viene lo stesso richiamo come se fossi lì nel mio bar..

Giochi con la stessa macchinetta perché è lei che ti paga, nella tua testa ti paga, anche se poi ti paga quando vuole lei..

Alla fine diventa un automatismo il tasto.. La vincita, ma anche il meccanismo di mettere la moneta e.. insomma l’emozione, la suspence .. che ogni colpo può essere quello buono o no.”

E ancora oggi c’è chi si ostina a pubblicizzare il  ‘ti piace vincere facile’ …

A cosa serve invitare la gente al ‘gioco consapevole’? Chi definisce il limite di questa consapevolezza?

Non è forse il caso di puntare ad una società NO SLOT?

Nessuno ti regala niente, noi sì

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