Continuo ad ascoltare racconti di giovani che giorno dopo giorno sperperano soldi con le slot o che, ammaliati dalle luci del guadagno facile, tentano la fortuna con gli onnipresenti “gratta e vinci”.
Ma da dove arriva questa psicosi collettiva che si sta impossessando di molti (giovanissimi, adulti e anziani senza distinzione di sesso o età) spingendoli in modo quasi ossessivo a ricercare la vincita che porta a quella che si ostinano a chiamare felicità? Questa psicosi che attanaglia molti, in particolare i più poveri, la gente che fatica a superare ormai la terza settimana del mese, la gente che attenta ad ogni centesimo che rimane nel portafoglio pensa, con quella vincita, di poter definitivamente dare una svolta alla loro vita. E allora li vediamo rinunciare a tutto pur di trovare e risparmiare quei 10 euro da consegnare in cambio della scottante ricevuta, li scopriamo dilapidare i risparmi di una vita per quei numeri che si ostinano a non uscire, li troviamo ad ingannare amici e familiari pur di poter continuare a giocare…
E chi aiuta i ‘poveri’ che non sanno prendersi cura di loro in altro modo se non affidandosi alla sorte? A chi possono affidare il loro destino in modo che sia tutelato e almeno in parte sicuro da queste rovinose tentazioni?
Pensiamoci un attimo, da ogni dove si osanna al gioco. Questo nuovo ‘passatempo’ è pubblicizzato da giornali, reclamizzato in televisione, esposto su cartelloni pubblicitari in ogni angolo delle città. Ricevitorie fanno capolino in ogni via e ormai non esiste quasi un bar senza la ormai famosa macchinetta mangia soldi… il tutto sotto il ‘vigile controllo’ che, tramite questi ‘locali adibiti all’intrattenimento’ si arricchisce alle spalle di chi già soldi non ha, un Robin Hood al contrario che guadagna in continuazione.
Qualcuno incassa e si dimentica dei veri problemi della gente. E chi vincerà avrà tutto quello che vuole: soldi, fama, agi, vita tranquilla, viaggi, belle donne …e soprattutto la tanta ricercata felicità.
Poi mi fermo un attimo, spengo il televisore pieno di jingle e slogan allettanti e ricordo i volti tristi dei giovani incontrati durante la giornata e non posso fare a meno di chiedermi che senso ha tutto questo? Dove ci porterà questo mondo contraddittorio che dipinge e sbandiera la felicità facile attraverso i mass media nelle case e lungo le vie delle città abitate da gente triste e disperata? La stessa gente che insoddisfatta e annoiata, nonostante i soldi che ha o quelli che butta in questi desideri di ricchezza, continua imperterrita a cercare altro ricadendo in abbagli che fanno forse ancora più male…
E continuo ad interrogarmi allora su che cosa sia la felicità, la serenità, il vivere sano, il tanto ricercato ‘benessere’… che nella mia mente sembra così chiaro, ma che sempre più spesso mi trovo a dover spiegare a giovani che sono già stanchi di vivere a 14 anni. Non ne possono più del continuo proliferare di pseudo vitamine che danno felicità, di paradisi artificiali che contribuiscono solo a farli sentire più soli e disperati. Lanciano il loro grido sperando che qualcuno capisca e purtroppo tutto viene offuscato e messo a tacere dalla ricerca del guadagno facile, tanto sbandierato e reso virtualmente così raggiungibile che risulta quasi difficile non crederci.
Oggi molti giovani non sanno che cosa significa faticare per tirare avanti, il valore del denaro è reso nullo dalle vincite milionarie sbandierate in televisione, dalle spese folli dell’ultimo vip del momento, dagli stipendi milionari di chi vende la propria immagine al miglior offerente. E quando si scontrano con la dura realtà tutti questi castelli crollano e non si conoscono alternative possibili, o non si ha voglia di cercarle perché si spera sempre che la fortuna giri e non si ha la piena consapevolezza del peso e della forza delle proprie azioni.
Ma allora, mi chiedo, cosa dire a quelle tante persone che quotidianamente incontro? Cercare di essere sereni? In che modo? Come riuscire a convincerli a provare a spegnere un po’ la televisione, abbassare la saracinesca della mondanità e dedicare più tempo al silenzio alla riflessione personale, attività che oggi sembrano sempre più passate di moda.
Oggi i giovani hanno bisogno di profondità nei rapporti, non di false realtà, ma di testimoni reali, veri esempi che possano far capire loro che un’alternativa può esistere e che per primi si sforzino di realizzarla e portarla avanti. Qualcuno che permetta loro di apprezzare l’importanza della fatica del vivere quotidiano, carica di sudore, quella che porta a raggiungere traguardi importanti e che val la pena di perseguire giorno dopo giorno. Quella fatica che forse non garantisce ricchezza immediata, ma sicuramente benessere duraturo perché solo quella permette di costruire la vera felicità.
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