Famiglia

Sintonizzare le frequenze educative

di Simone Feder

Quanti giovani incontriamo che, spinti dalla disperazione, cercano di avvicinarsi e scoprire questo mondo delle sostanze che per qualche strano sortilegio li attira affascinati. E loro sniffano, fumano, bevono, si impasticcano e quant’altro… ragazzi sempre più giovani in piena fase di crescita che alterano il loro mondo ancor prima di scoprirlo e dargli una forma.

Devastati e assuefatti dalla vita già a 14 anni: soldi che non mancano, sostanze reperibili ovunque a basso costo, poco controllo… ma di che cosa ci meravigliamo?

Faticano a raccontarsi ad esprimere ciò che provano, a dare un nome alle loro emozioni ed è chiaro che ciò che viene loro proposto come ipotetica fonte della loro libertà immediata, è da loro preso al volo, senza che si rendano conto che è invece ciò che li attanaglia e li schiavizza.

Il fascino del proibito, del trasgredire a qualsiasi costo, del dimostrarsi qualcuno davanti all’amico è solo la concretizzazione di quell’angosciante e spaventoso anelito che li spinge a dire: “io ci sono… esisto” e ricercare le modalità più efficaci ed evidenti di dimostrarlo.

Ripenso a quel giovanissimo 15enne incontrato pochi giorni fa che, davanti al mio tentativo di renderlo consapevole di ciò che provocava intorno a sé, mi rispondeva “Tanto a me non me ne frega niente di niente”.

Si fa fatica intervenire a volte perché li incontri già “alla frutta”, come adulti forgiati dal passare degli anni, questi ragazzi si presentano già fossilizzati sulle loro idee, scottati da avvenimenti traumatici e pericolosi che han fatto loro perdere l’entusiasmo, il gusto della scoperta e la voglia di rimettersi in discussione.

Molte volte ci si ferma però a guardare la punta dell’iceberg, la parte più evidente, quella che ‘fa notizia’ e che oggi si manifesta in diversi modi. Ecco allora gli scoop sui giornali, la ricerca dell’esclusiva, la raccolta delle parole degli amici e delle amiche che vivono assieme a chi in quel momento dimostra di essere più fragile… ma a quale scopo? Cosa spinge il mondo ‘adulto’ ad addentrarsi e a sbandierare questo disagio tramite i mass-media?

Non è forse vero che in molti casi è solo la ricerca del sensazionale che spinge ad interessarsi ai loro casini e alle loro bravate che spesso purtroppo finiscono in tragedie? Chi, una volta scoperchiato il pentolone, si prende realmente in carico ciò che vi trova dentro e sceglie di immergercisi realmente fino in fondo guardando oltre sul perché si arriva a certi comportamenti e atteggiamenti devianti?

Pensiamo al loro mettere su youtube filmati riguardanti episodi di bullismo che poi sfociano in reati perseguibili dalla legge. Quanti commenti inutili, quanto pubblicità fatta gratuitamente a certe azioni, con l’unica conseguenza di ‘creare scandalo’ nei benpensanti e offrire nuove idee e spunti di trasgressione a chi è unicamente in ricerca di questo.

Bravate inscenate e poi messe in rete, dove il gusto dell’annientare l’altro è solo una ricerca di piacere fine a se stesso, di raccolta di consensi e dimostrazione della propria superiorità al resto del branco. E da qui grandi titoli sui giornali, dibattiti e conferenze tra esperti, denuncia degli avvenimenti, messa al bando dei ‘bulli’, critiche a non finire, teorizzazioni e spiegazioni psico-socioambientali … E chi pensa realmente alla vittima, al suo recupero, alla sua tragedia subita?

Chi realmente si rimbocca le maniche e cerca di ricomporre questo puzzle che più diventa grande meno si comprende il reale disegno che c’è sotto?

Andando avanti di questo passo raccoglieremo solo i cocci di una vita che continua imperterrita il suo decorso, dove la violenza e il non rispetto delle regole sociali sono divenuti una regola, un abitudine, dove la moralità non ha più confini, dove il giusto si mescola con lo sbagliato in una tavolozza di colori indefinita e inutilizzabile…

I genitori faticano ad ascoltarli, ad accorgersi di loro, eppure rimangono stupiti ed esterefatti davanti a quell’iceberg che oggi intravvedono a prua, e che rischia di spaccare quella fragile barca che hanno messo insieme negli anni, e cercando di evitarlo non si accorgono del sommerso che si è costruito e stratificato nell’arco della loro crescita.

E allora che fare? Oggi i giovani non riescono più a comunicare, perchè faticano a trovare qualcuno e che si metta in condizione realmente di capire, di ascoltare e di prevenire. Le richieste sono continue da ogni canale, i giovani chiedono, inseguono, interrogano e cercano risposte e noi come adulti non possiamo esimerci dal fare altrettanto, per loro e per noi!

Solo sintonizzando le frequenze potremo veramente ascoltare e ascoltarci, solo così la giusta alternativa diventerà finalmente il vero scoop!

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