Ieri sera ho partecipato ad una conferenza presso un importante comune della provincia di Verona, l’obiettivo era sensibilizzare la popolazione del territorio per chiedere a gran voce subito una legge regionale di contrasto all’azzardo in Veneto. Ho parlato della situazione in Italia, della battaglia che come movimento Noslot stiamo con non poche fatiche portando avanti, della sofferenza che incontro in molte persone toccate quotidianamente da questa piaga, ma anche dell’intraprendenza di tanti giovani che non accettano tutto questo.
Al termine del mio incontro un amministratore politico ha preso la parola raccontando le innumerevoli iniziative che si fanno sul territorio per la gente e sostenendo che chi azzarda è responsabile di ciò che fa e di conseguenza, se gioca, bisogna assolutamente intervenire su di lui responsabilizzandolo.
Non potevo stare zitto, nel pomeriggio avevo ascoltato il grido disperato di un altro ragazzino che mi raccontava del dramma che stava vivendo in famiglia con un papà malato d’azzardo. Ho chiesto a quel politico: ‘Mi scusi che cosa avrebbe consigliato a quel ragazzo lei? Vai a casa e dì a tuo padre di essere responsabile?’ E poi? Cosa intendiamo per essere responsabile? Siamo sicuri che un malato di azzardo capisca ciò che vogliamo dirgli e che abbia le forze per farlo?
Questa mattina leggo notizie in internet che riportano di associazioni che stanno chiedendo a gran voce al governo una legge di contrasto all’azzardo che garantisca ai comuni una percentuale dalle giocate per finanziare servizi sociali e attività formative e culturali.
Si firmano manifesti contro l’azzardo con questa finalità! Si cercano attenzioni politiche e scoop mediatici per questi scopi! Mi chiedo in nome di chi e con che obiettivo!
Da che parte state andando e da che prospettiva state guardando l’azzardo?
Provo una forte rabbia verso chi si fa scudo con queste ‘campagne sociali’ solo per farsi pubblicità e guadagnare voti o far parlare di sé, senza pensare alla vera sofferenza e ricercare le vere risposte.
Questa mattina però ho incontrato 400 giovani e, credetemi, in loro è tutto più chiaro: l’azzardo non è gioco e hanno bene in mente che non si possono chiedere soldi all’azzardo per la cura. Il loro ragionare, lontano da strategie politiche e imprenditoriali, li aiuta a trovare le risposte più ovvie e immediate.
I più giovani non accettano di vedere degradati territori e soprattutto relazioni. Non accettano che i grandi e le associazioni di qualsiasi colore politico scendano a patti e firmino accordi con chi mette in giro malattia. Non accettano ed hanno ben chiaro che l’azzardo non è da guardare solo sotto l’aspetto sanitario.
Non ascoltano becere affermazioni che si limitano a capire come e dove reperire i soldi per la cura, ma pretendono da noi azioni concrete e coerenti!
Ebbene io penso che la rivoluzione educativa/culturale sia già in atto e siano proprio i giovani le persone più indicate che ci aiuteranno ad andare avanti! La loro estraneità a giochi di potere li permette di conservare quello sguardo puro e trasparente che, in modo a volte commovente, ci sa dare le giuste interpretazioni e le necessarie azioni per raggiungere il vero obiettivo: creare una cultura diversa!
@simonefeder
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