Famiglia

Aiutatemi a salvare mio figlio malato d’azzardo

di Simone Feder

Sono Daniela, mamma di Marco, 21 anni, ludopatico. Quando sia iniziato questo incubo è difficile da definire perché tutto è partito in sordina…..

Marco non ha mai amato i giochi elettronici, non aveva la play station e non faceva giochini al cellulare .

Alle scuole medie gli abbiamo regalato la Wii, ma in realtà ci giocava un suo amico, che veniva a casa nostra appositamente, mentre Marco preferiva il pallone, la bicicletta, il Karate.

Poi l’adolescenza, con tutti i turbamenti e le difficoltà che accomunano i ragazzi, in lui esacerbate da un vissuto doloroso, di abbandono, nel passato.

Da qui le relazioni difficili con i coetanei, la frequentazione dei bar del paese e il rapportarsi con persone adulte e anziane che giocavano al Gratta e vinci.

Così ha iniziato a veder vincere e perdere e lui stesso ha vinto e perso.

Il passaggio alle slot è stato veloce …. Le macchinette hanno fatto tintinnare le monete ….. che poi si sono regolarmente riprese …. Ma lui orami era schiavo.

Ci siamo accorti che qualcosa non andava: i soldi non bastavano più (da piccolo amministrava le mancette), le richieste erano continue, la tensione e nervosismo crescevano.

Poi sono cominciati i furti, prima in casa dal portafogli di mamma, papà, nonni, sorella …e poi fuori casa .

Abbiamo fronteggiato criticità continue e sfiorato denunce, cercando sempre di correre ai ripari con lui che piangendo prometteva che non sarebbe più accaduto.

Abbiamo chiesto a tutti i baristi del paese di allontanarlo dalle slot, essendo minorenne (16-17 anni), consapevoli che è illegale far giocare un minore.

Ci veniva garantito che sarebbe stato fatto, ma la realtà era un’altra…e intanto il tempo passava e A. raggiungeva la maggiore età .

Ora gli dosiamo i soldi, riceve 5 euro al giorno: compra le sigarette e poi un caffè o un gelato, ma più spesso il resto lo gioca.

Raramente vince, ma quando accade e’ terribile perché si rigioca tutto, cadendo poi in uno stato di annichilimento assoluto.

Sensi di colpa e svilimento di se si alternano ad atteggiamenti aggressivi e rivendicativi nei confronti di noi genitori, colpevoli di non dare abbastanza denaro.

Le cose sembrano andare un po’ meglio quando si allontana dalla quotidianità del paese, in vacanza, dove pur ricevendo sempre i soliti 5€, appare più sereno, partecipe e a volte abbozza progetti sul proprio futuro .

Ma la ” scimmia ” è sempre in agguato e lo si capisce quando entriamo in un bar e vede le slot (ormai sono ovunque) o quando guarda il denaro nei portafogli altrui.

Il suo sguardo è specchio della angoscia che ha dentro e basta guardarlo in faccia per capire se ha giocato o no .

I soldi sono una ossessione, l’unico argomento, pur non avendo più un valore reale.

Marco non ha terminato la scuola, non ha fatto la patente, non legge più , non vede film , ha abbandonato il Karate dopo essere arrivato a cintura nera.

Gli è rimasta solo la musica; ascolta cantautori italiani e spesso fa ascoltare a me e suo padre testi molto significativi che parlano di fallimenti e rinascite…

È come se in lui ci fossero due persone: una che vuole ricominciare a vivere e l’altra che prende il sopravvento quando la pulsione lo conduce alla slot con le sue luci e i suoni e il tintinnio accattivante del denaro …..

Un anno fa Marco si è rivolto al Sert dove c’è un ambulatorio per i giocatori d’azzardo.

Purtroppo gli incontri periodici di gruppo, a cui recarsi da solo (tipo alcolisti anonimi) non sono abbastanza incisivi per un ragazzo di 20 anni in forte difficoltà .

Il gioco è una vera DIPENDENZA e, come le altre dipendenze, necessita di essere curata in una COMUNITÀ dove il giocatore venga accolto e possa, insieme alla sua famiglia , ricomporre i pezzi della sua vita che il gioco ha disintegrato.

Nostro figlio ha bisogno di ricostruire se stesso, ma con tutto l’amore che abbiamo per lui , non possiamo farlo a casa, lasciandolo solo in un ambiente dove il gioco è presente in ogni bar. Abbiamo bisogno dell’aiuto di una struttura comunitaria!

Io e mio marito non riusciamo più ad andare a bere un caffè, senza provare compassione per le persone che vediamo sedute nella più assoluta solitudine davanti alle slot e rabbia verso uno STATO che, come un pater familiae, dovrebbe proteggere i suoi cittadini più deboli, e invece specula e guadagna sulle loro fragilità .

Prima di pensare di legalizzare la cannabis, i nostri governanti dovrebbero pensare a rendere ILLEGALE l’azzardo ormai non più confinato nei Casinò, ma reso alla portata di tutti in ogni locale pubblico e on line, considerando che la frase ” il gioco può creare dipendenza, gioca responsabilmente” NON LAVA le loro coscienze.

 

Cara Daniela vedrai troveremo il modo di accogliere Marco all’interno di una struttura! Se la legge non prevede cura residenziale per questa patologia, diventeremo dei fuorilegge! 

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