Formazione

Apriamo strade impossibili

di Don Antonio Mazzi

Exodus è nata, trent’anni fa, all’interno del Parco Lambro di Milano. Da subito ha proposto un modello nuovo e dirompente per affrontare il difficile tema della dipendenze: le esperienze itineranti.
La carovana è la prima e vera casa di Exodus, dove viene vissuta la ricca avventura del viaggio, dove si rendono possibili i cambiamenti, è il luogo dei rapporti autentici dove si toccano le dimensioni essenziali della vita. Il viaggio di Exodus non è un errare solitario. La strada non è battuta da un vagabondo, ma da un piccolo popolo.
Non è evasione o fuga dal quotidiano, è vita all’aperto vissuta intensamente al di fuori dei modelli culturalmente dominanti che educa a valutare e ad affrontare correttamente il rischio e l’imprevisto, contribuisce a rafforzare una maggiore armonia con se stessi.
Avvia alla conoscenza dei propri limiti – la limitatezza dell’uomo nei confronti della natura –  alla scoperta del gratuito e del bello, all’apertura all’introspezione e alla riflessione.
Per dare pieno significato a questo importante anniversario tutte le case e le comunità di Exodus in Italia e all’estero, nel corso di questo 2014,  parteciperanno alla carovana del trentesimo che per Exodus è un evento straordinario. Insieme ai contenuti che hanno caratterizzato tutte le carovane fin qui realizzate, questa carovana vedrà la  partecipazione di  circa 500 persone.
La carovana sarà preceduta da un prologo in Palestina per l’accensione della fiaccola, simbolo di unità, che traccerà il percorso. Partirà, quest’anno come trent’anni fa, dalla Abbazia di Maguzzano il giorno 25 marzo p.v.
Dopo aver attraversato tutta l’Italia i nostri “carovanieri” arriveranno all’inizio del mese di ottobre, al nostro Capitolo, cioè al ritrovo annuale di tutte le sedi di Exodus.
La carovana del trentesimo propone una vera e propria “ripartenza” per Exodus, interroga tutti, partecipanti diretti, istituzioni coinvolte, persone incontrate, perché si realizzi un umanesimo “più umana”. Il sentiero per questa nuova Terra Promessa ho voluto chiamarlo: “Diversamente educatori, diversamente cittadini, diversamente cristiani”.

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