Parte la scuola e, come ogni anno, ci sono le solite manfrine tra docenti, supplenti precari, dirigenti, bidelli, scuole cadenti, orari provvisori. Potrei continuare per un giorno a raccontare episodi ed aneddoti sull’inizio di ogni anno scolastico.
Purtroppo di tutto si parla, tranne che dei problemi reali della scuola. Come, ad esempio, convincere i nostri figli che la scuola è una tappa importante, necessaria della vita. Non solo perchè ti insegna tante cose ma, soprattutto, perché crea ordine in testa, rinforza la volontà nell’affrontare le materie difficili o antipatiche, da la misura del tempo e obbliga ad eseguire attività, riflessioni, letture, compiti secondo regole difficili da digerire.
Ci sono poi i compagni, i professori, le interrogazioni, le ingiustizie e tutto quello che si trascina dietro la scuola. Mi pare che qualche segno di novità ci sia. Il Governo, questa volta, mi sembra impegnato e deciso a cambiare.
Toccare la scuola è come manipolare una bomba a mano. Abbiamo, per anni, fatto di tutto perché tutto rimanga lì. Incerottato e aggiustato alla buona. La scuola è l’istituzione che, in questi cinquanta anni, è cambiata meno. Ho già detto più volte che la scuola media l’abbiamo inaugurata il secolo scorso. Per secolo intendo secolo.
Noi, di Exodus, ci siamo ridotti a raccogliere i ragazzi che vengono regolarmente sbattuti fuori. Ne stiamo aiutando uno che è stato bocciato quattro volte in quinta elementare. Vi pare possibile che in un paese considerato civile, possano accadere cose simili? Eppure, se sentite gli insegnanti, hanno fatto miracoli, l’impossibile, di tutto. Ma, purtroppo, sono stati obbligati a bocciarlo quattro volte!
Non voglio finire parlando male. Vi sono istituti scolastici straordinari, docenti eroici, gruppi impegnati e nati proprio per tamponare queste spaventose lacune e questi vuoti preoccupanti.
Però la scuola ha bisogno di essere pensata come problema primario, in uno stato civile. Parte da lì la “coscienza civica”, la strategia preventiva, la costruzione non solo del ragazzo dotto ma, soprattutto, del ragazzo saggio, capace di dirsi dei no e dei sì e, soprattutto, convinto di essere pezzo unico nel mosaico della sua città e della sua famiglia.
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