I quotidiani, purtroppo, per dovere di cronaca, sono sempre più “intasati” di notizie barbare e deprimenti. Pochi giorni fa, in un’intera pagina si riportavano due episodi assurdi. Nel primo uno studente universitario, scendendo dalla macchina dopo averla posteggiata davanti a casa, senza nessun motivo veniva ustionato al collo, alle mani, alla gamba destra e al viso, con il grave rischio, che pare superato, di perdere la vista, con una strana sostanza oleosa, nerastra e urticante.
Pare fosse stato uno scambio di persona. Per ora, comunque, nessuna ipotesi sembra comparire e spiegare. E, come il solito, si indaga.
Il secondo, per un certo verso più vergognoso e bestiale, riguarda due bande di ceffi romeni. Una ventina di ragazzi disabili, mutilati e analfabeti “comprati” in Romania e portati in Italia, sono costretti, con violenze note ormai a tutti, ad elemosinare ai semafori dalle sette del mattino alle diciannove del pomeriggio, sette giorni su sette, mangiando qualcosa lì, sul posto. Pare sia imposto un minimo, sotto il quale compaiono i coltelli: 30/50 euro.
In cella sono finiti, dopo otto mesi di pedinamenti, quattordici adulti, anche loro romeni, affiliati a due clan, specializzati in sfruttamento nell’attività di accattonaggio. Il ruolo attivo, purtroppo, era stato delegato alle donne delle due confraternite (!). E le donne, quando intervengono, sono molto più “pericolose” e determinate.
Il Gip Simone Luerti descrive “il traffico di esseri umani, per lo più disabili, o in condizioni di disagio sociale e personale provenienti dalla regione romena di Costanza”.
Poiché giro spesso in città e nelle periferie, questi poveretti spuntano dovunque, nei sottopassi dei metrò, alla stazione, ad ogni semaforo, insistendo in tutti i modi. Per cui credo che dobbiamo rallegrarci ben poco, anche se le forze dell’ordine vanno ringraziate. Urge allargare la vigilanza prima che degeneri. I clan sono oltre una decina.
Io abbino il fenomeno dei disperati dei semafori al fenomeno dei disperati dei barconi perché vanno di pari passo. Cosa fare e cosa dire non lo so. Forse se discutessimo di meno e se le forze dell’ordine, anziché scortare gente che sarebbe bene andasse a piedi o con i mezzi pubblici, e senza bisogno di tante scorte, fossero subito messe a disposizione per stroncare il vergognoso mercato di schiavi, forse vedremmo meno mutilati e meno bambini elemosinare e noi, volontari, potremmo in tempo reale ospitarli subito, educarli, renderli un po’ più sereni, con vantaggio di tutti.
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