In questo anno ho scritto e ripetuto frequentemente che siamo dentro una crisi entropica, ossia di senso, di direzione, uno svuotamento totale della prospettiva che non ci fa vedere oltre le punte dei nostri piedi ma mai come ora ne ho preso coscienza: queste elezioni ne sono la prova lampante, inequivocabile.
Questa assenza di prospettiva (di futuro) si legge fra le pieghe della scelta che gli elettori hanno fatto durante queste elezioni. La “pancia”è diventata il centro nevralgico a cui abbiamo demandato le nostre decisioni.
Decidere etimologicamente significa “tagliare”, significa scegliere sulla base di una preferenza. Ecco quello che emerge con forza da queste elezioni è che manca una Preferenza. Manca una ipotesi positiva, un criterio capace di farci decidere, scegliere: la conseguenza è che senza questo criterio non siamo in grado di garantire la nostra “Preferenza” chiara al Bene Comune, ma solo una domanda di cambiamento.
Manca quindi una “Preferenza” ma “l’urlo della società” che porta dentro una domanda insoddisfatta ora è centrale, come non mai; realismo vuole che si riparta da quella, tutti insieme. Vediamo…
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