La “Barriera Corallina” della cooperazione

di Paolo Venturi

Più volte in questo blog ho osservato come l’economia mainstream ha oramai assunto (chi più e chi meno) che il sociale è entrato dentro l’economico perché ne è il presupposto in termini di sostenibilità ed ingrediente non escludibile per alimentare una nuova domanda di consumo. Tutto ciò è all’origine della spinta che viene dal basso e che ha nel sociale, inteso come società, un fattore non surrogabile  per produrre nuovo valore economico e nuove imprese, anche cooperative.
All’interno di questa frontiera anche  la cooperazione si sta infatti muovendo in maniera convinta per creare azioni sistemiche capaci di sostenere l’innovazione sociale ed avvicinare nuove generazioni di imprenditori cooperativi . Prima Legacoop, poi Confcooperative stanno costruendo piattaforme progettuali capaci di sostenere l’innovazione che sta emergendo dal basso come risposta a bisogni non soddisfatti o come innovazione radicale alimentata dall’ibridazione con altri settori o competenze.

Slow to start, hard to die… direbbe qualche cooperatore sociale pensando alle nuove imprese cooperative … ma la resilienza non è più sufficiente, accelerare è una necessità anche in un modello di impresa inclusiva come quella mutualistica;  ma per accelerare occorre avere una macchina “settata” per sostenere la competizione con i  numerosi attori che si stanno affacciando in questa nuova Terra di Mezzo.
Serve un ecosistema co-operativo capace di sostenerla perché la “specie” delle start up cooperative (innovative) dentro l’ecosistema mainstrem non riuscirebbe a svilupparsi come dovrebbe, in quanto non potendo accedere all’opzione exit tipica di altre imprese capitalistiche e ad una significativa  remunerazione sul capitale investito,  è di fatto esclusa dall’interesse di quella “finanza” che  sta guardando il sociale come settore ad alta crescita e sicura redditività futura. (la spesa out of pocket delle famiglie in ambito socio- sanitario è aumentata negli ultimi 3 anni da 27 a 30 miliardi).
Serve un eco-sistema cooperativo; alimentare una coral reef (barriera corallina) della cooperazione è indispensabile per avvicinare talento e quegli imprenditori che amano il rischio e innovano per generare un valore aggiunto mutualistico.

Una “coral reef” costruita su 4 pilastri:

NARRAZIONE. Alimentare un flusso di narrazione è il miglior modo per rigenerare l’innovazione (non solo comunicarla); non va perso nulla di  ciò che accade in termini di innovazione, occorre partire dall’innovazione che c’è e non solo tendere a quella che manca.
LUOGHI. Promuovere nuovi luoghi dove la cooperazioni possa attrarre contatti e trasformali in relazioni e poi in idee d’impresa. I giovani costruiscono la loro identità anche a partire dai luoghi che condividono. La promozione della cooperazione deve rilanciare il co-working e costruire luoghi dove la contaminazione fra imprenditori senior e junior, fra diversi settori e con il mondo della conoscenza e della ricerca sono “pratiche ed esperienze” incontrabili
ICT e INTERNAZIONALIZZAZIONE. Promuovere e incentivare l’uso delle ICT e alimentare una cultura imprenditoriale che ricerchi le opportunità e il proprio perimetro di azione dentro un orizzonte internazionale. Tecnologie e internazionalizzazione sono la proxy di una spinta in avanti, verso il nuovo; sono mezzi e non fini, ma sono mezzi a cui oggi non possiamo rinunciare.
NUOVI TOOLS . Riallineare gli strumenti (competenze), le risorse (finanza) e le reti (partnership) cooperative verso i giovani cooperatori per supportarli al meglio nel percorre la strada dell’imprenditorialità “mutualistica”, un ‘imprenditorialità che trova la sua ragione d’essere non nel massimizzare il ritorno del capitale ma nel creare valore aggiunto mediante l’occupazione e il ben-essere.

Narrazione, Luoghi,  ICT –Internazionalizzione e Ri-orientamento dei tradizionali strumenti e risorse sono le parole chiave di un ecosistema co-operativo capace di conservare la bio-diversità dell’ imprenditorialità cooperativa e renderla attraente per i giovani.

Le iniziative del movimento cooperativo stanno già avanzando verso queste frontiere e credo che fra poco si potranno vedere i risultati a livello sistemico e non solo localizzato come già è facile osservare. L’ecosistema da solo però non basta poiché co-operare postula un modello di innovazione collettiva che si basa sul condividere non solo gli strumenti ma anche i fini: è quindi un’innovazione di metodo quella da cui ripartire, che non bisogna mai dare per scontata.

Questo insegnamento, ce lo racconta bene la storia di  Innocenzo Smith, personaggio di un celebre romanzo di Chesterton “ Le avventure di un uomo vivo”. Tutte le azioni che compie, le fa per recuperare quella posizione originale di stupore che fa valorizzare tutto ciò che possiede. Per questo entra nella sua casa dalle finestre o dai tetti come un ladro … per riscoprire con gli occhi di un “estraneo” il valore delle cose che possiede. Solo davanti al rischio di essere perdute, le cose ritornano preziose ai nostri occhi.

Buone Natale !!

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