Caro Emigrato…quanto mi costi!

di Elisa Furnari

Proprio in questi giorni rileggevo un libro scritto qualche anno fa da Giuseppe Matarazzo, giovane siracusano di 33 anni approdato in terra lombarda nel 2004 e oggi giornalista “qualificato” dalle numerose collaborazioni con il gruppo Mondadori e con Avvenire.

Il libro si chiama “Cu nesci Arrinesci” (tradotto per i non siculi “chi va fuori raggiunge risultati”), si tratta di un pocket  edito da Di Girolamo che racconta una generazione di giovani che non trova spazi in Sicilia. L’immagine che mi si materializza alla fine del libro, è quella di una silenziosa scia di trolley che popola oggi gli aeroporti, quasi ad essere una riedizione in chiave contemporanea  delle valigie di cartone che altrettanto silenziosamente cinquant’anni fa venivano caricate sui vagoni dei treni in “direzione nord”.

Sulle cause di questi viaggi di massa posso anche sbizzarrirmi e cado consapevolmente in ovvietà dicendo che tutto (o molto) ruota attorno alla  disoccupazione degli under 40 che si è attestata a più del 36 %, alla scarsità di percorsi formativi di eccellenza, alla politica clientelare, e complessivamente ad un’economia (di strutture ed infrastrutture) che sovente si addormenta su se stessa alimentando l’incubo della povertà.

Ma se mi sbizzarrisco sulle cause riesco a farlo meno sui numeri, forse per un mio limite personale, ma in qualche modo ci provo. Ricerche come quella condotta da Svimez e da molti altri dicono che ogni anno dalla Sicilia vanno via 28mila giovani potenziali lavoratori, che i nostri cervelli in fuga all’estero hanno portato con sé circa 4 milioni di euro in brevetti, che il deficit della regione Sicilia è di 2,3 miliardi di euro e le nascite registrano un calo del 9%.

Il filo neanche troppo invisibile che lega questi dati fa comprendere anche al più distratto che l’incapacità rinnovata di questa terra di tenere a sé le sue braccia e le sue menti, produce una netta diminuzione delle provabilità di rigenerarsi attraverso proprio quelle braccia e quelle menti.

E se poche (fortunatamente non nulle!) sono le riflessioni, ma soprattutto gli interventi che danno una battuta di arresto a questo fenomeno di “moderna emigrazione”,  ancor meno sono quelle che affrontano il tema del rientro…da un lato l’assurdo dall’altro il paradosso!

Io ho scelto di restare e con me tanti altri “compagni di viaggio”, per quanto sia difficile continuiamo a godere del “nostro sole” e della “nostra terra” sentendoci in qualche modo privilegiati e non v’è da credere che sia più semplice o meno sofferto il percorso di chi la Sicilia la lascia…è soltanto “diverso”.

Veramente troppo altro il prezzo di questi viaggi, per chi li intraprende e per chi li subisce!

Qui forse Pirandello risponderebbe:“lei sa bene che la vita è piena d’infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perchè sono vere”

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