Le terribili catastrofi umane che si stanno moltiplicando nel Canale di Sicilia, accanto a posizioni di cristiana sollecitudine, suscitano reazioni sempre più critiche e ingenerose. Ma nei vari commenti che si affollano sui media, non si rilevano cenni su una delle principali cause di tanti problemi che coinvolgono i paesi, soprattutto africani, luoghi di emigrazione forzata di centinaia di migliaia di infelici, anche a rischio della propria vita.
In un Pianeta i cui limiti fisici, in termini di spazio e di risorse naturali, l’umanità sta disinvoltamente superando, l’aumento di popolazione in tanti Paesi del sud del mondo, assieme alla frenetica crescita di consumi in quelli cosiddetti “sviluppati”, stanno minando alla base ogni fiducia nel futuro per le generazioni a venire.
Le speranze di un tenue rallentamento nella crescita demografica sono state deluse dalle recenti previsioni dell’ONU che calcolano, per la fine del secolo, un’ umanità di 11 miliardi (di cui 4,2 solo nel continente africano).
Ora, di fronte ai drammi della fame, della mortalità infantile, dei conflitti ,della diffusione di malattie ai danni delle popolazioni più povere, non si capisce come dalle maggiori religioni, dalla cristiana all’islamica, dalla induista alla buddista, non si levino indicazioni per quella paternità responsabile, di cui si parla nell’Enciclica di Paolo VI “Humanae Vitae” del 1968, quando la popolazione mondiale ammontava a 3,5 miliardi contro i 7 miliardi di oggi. Un aumento che sta provocando tutti i drammi che affliggono non solo la popolazione umana, ma anche il Creato, saccheggiato da uno sviluppo incontrollato e irresponsabile di un’unica specie, quella dell’Homo sapiens , che avrebbe dovuto comportarsi da saggio custode dell’unico pianeta che ospita il miracolo della vita, ma che ne sta affrettando la desertificazione.
Possibile che le voci di una parte della Commissione di Studio – istituita da Giovanni XXIII, che Paolo VI ampliò e perfezionò nell’enciclica – a favore di una maggiore attenzione ai problemi demografici non possano essere in qualche modo riconsiderate per cercare di impedire le sofferenze e le stragi di una crescita senza limiti?
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