“La sofferenza umana ha una natura duplice. Può essere causa di infelicità o incentivo per un’ulteriore crescita. Se ci disperiamo di fronte alla sofferenza, siamo persi, ma se la consideriamo un’occasione per svilupparci e migliorarci, scopriamo che la nostra esperienza ci rende in grado di portare felicità agli altri”. L’aveva scritta Federica sul suo blog “Tanto vinco io“. Era una frase di Daisaku Ikeda. E l’aveva scritta mettendo online la sua storia clinica quando la sua “esistenza viene stravolta da una piccola parolina insignificante che inizia con la lettera C”. E ha avuto il coraggio di dargli un nome, cancro, in un paese dove il cancro non si nomina (si parla di male incurabile, un brutto male… come se ci fossero anche mali belli).
Abbiamo studiato comunicazione nella stessa università a Roma e ci siamo incrociati ogni tanto. Ci eravamo sentiti quando ho scritto la sua storia con un post su questo blog e rimandavamo ogni volta la nostra chiacchierata.
Federica ha creduto nel nella forza della condivisione e per questo aveva messo online tutti i suoi referti e cartelle cliniche, le terapie svolte e la possibilità di darle una mano.
Oggi è arrivata la notizia non ce l’ha fatta. Sulla sua bacheca c’è una canzone di David Bowie “We can be heroes, just for one day“. Anche solo per essere passata di qua, degna, tosta, secca, Federica ha vinto.
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