Non profit

Chi offre la percentuale fa male al fundraising: digli di smettere (e spiegagli perchè)

di Massimo Coen Cagli

Questo post è dedicato espressamente ai dirigenti delle organizzazioni non profit e dei servizi di pubblica utilità.

L’Assif ha opportunamente lanciato la campgna “zero percentuale”, per combattere la antipaticissima ed equivoca pratica di pagare il lavoro dei fundraiser a percentuale. In quanto socio Assif ho aderito, insieme a tutta la Scuola di Roma fund-raising.it alla Campagna che ripropone 4 importanti ragioni per respingere questa pratica:

 

  • un fundraiser sa che l’efficacia dell’attività non dipende unicamente dal proprio operato, bensì da una pluralità di fattori;
  • un fundraiser sa che questa forma di retribuzione può indurre a scelte e comportamenti più mirati al guadagno personale che all’interesse dell’ente per cui opera e alla volontà del donatore;
  • un fundraiser sa che il suo operato è frutto di relazioni, reciproca fiducia, consenso e adesione con il donatore. Tale valori devono essere mantenuti e rispettati;
  • un fundraiser sa che il reale valore della prestazione fornita tiene conto anche dei risultati intangibili che la sua attività genera con passione, etica e competenze.

Aggiungo il mio personale punto di vista sulla questione cercando di parlare soprattutto ai dirigenti delle organizzazioni non profit che spesso, per un malcelato senso di povertà e di risparmio, si sentono tranquilli nel proporre lavoro a percentuale ai fundraiser.

Infatti ritengo che questo atteggiamento sia spia di una vecchia cultura organizzativa che oggi rappresenta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del settore. Ecco, per titoli, 8 ulteriori ragioni per dire no alla percentuale e per non proporla:

1) La percentuale nasconde l’intenzione della organizzazione di non investire sulla raccolta fondi e quindi sul sostengo della propria causa e di esternalizzare ogni rischio che invece, essendo impresa sociale, va assunto dalla compagine stessa

2) Fa pensare che la professionalità nel fund raising sia un costo, mentre invece non può che essere un investimento lungimirante e necessario. Perchè vi sembra normale pagare a percentuale un fundraiser e non un commercialista, un avvocato, un grafico pubblicitario o un cooperante? sono forse più importanti?

3) È fuorviante rispetto al patto che le organizzazioni stipulano con il donatore che è costretto a sua insaputa a sostenere il professionista mentre i soldi gli sono stati chiesti per una causa sociale

4) Produce un pericoloso paradosso: più soldi si raccolgono e più i soldi vengono distolti dalla causa sociale

5) Assomiglia tremendamente alla tangente o alla cosiddetta marchetta, cose di cui ci stiamo liberando con grande fatica in tutti i settorie che fa ineragire in modo pericolo gli interessi della causa sociale con interessi personali spesso inconciliabili

6) I fundraiser non portano soldi ma costruiscono strategie, mezzi e attività che permettono alla organizzazione di trovare risorse. Non c’è un legame logico tra attività professionale del fundraiser e percentuale

7) Il fundraiser non è un procacciatore di affari. Se volete questo, andatelo a cercare da qualche altra parte ammesso che esista e faccia il suo lavoro legalmente

8) Spesso vi rivolgete a giovani professionisti ai quali chiedete di lavorare sottopagandoli o pagandoli male in un momento in cui i diritti dei lavoratori soprattutto giovani sono calpestati e posti sotto ricatto dal fatto che soldi e lavoro non ci sono.

Dico tutto ciò ai dirigenti non profit senza dubbio con un pochino di rabbia, ma vi assicuro, con tanto amore perchè il loro successo (e quello delle loro cause sociali) passa necessariamente dalla assuinzione di una cultura organizzativa moderna che insieme alla fiducia nella bontà della causa deve portare ad investire coraggiosamente sulla raccolta fondi e non trattarla come una attività di risulta. E soprattutto perchè devono essere loro i primi a prendersi in carico la responsabilità di rendere sostenibili le organizzazioni. Noi fundraiser siamo a loro disposizione per assicurargli profesisonalità.

Se volete approfondire gli otto punti sopra segnalati: il blog della Scuola di Roma

Se volete approfondire in generale il tema:

il sito dell’Assif con la campagna

– il blog di Elena Zanella

– il blog di Paolo Ferrara

il blog di stefano Malfatti

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