Non profit

Onlus: mentre si discute di massimi sistemi, il minimo crolla!

di Massimo Coen Cagli

Post facile facile oggi.

Un mio amico, dirigente di una importante organizzazione che opera nel campo della formazione per l’inserimento sociale di soggetti svantaggiati, racconta su Facebook le peripezie affrontate per risolvere una “stupida” faccenda di autorizzazioni legate alla titolarità di Onlus.

Mi viene da dire che mentre da un lato non siamo ancora in grado di risolvere le massime questioni, ossia una politica seria sul non profit, gli organismi e le autorità che dovrebbero sostenere e controllare il non profit, una intesa sulla fiscalità e sulle agevolazioni, ecc… I minimi sistemi, quelli che dovrebbero essere già risolti, scricchiolano. E questo perché forse ce ne disinteressiamo troppo.

Il caso, come potrete leggere riguarda il rapporto tra un dirigente non profit, nonché cittadino, e la pubblica amministrazione nei suoi doveri di amministrare (a fin di bene!) le regole e le leggi alle quali il non profit si deve attenere. In questo caso si tratta di pratiche tanto semplici quanto importanti per poter ricevere un finanziamento (dico: in tempo di crisi economica, forse la cosa ha una certa rilevanza!).

Altri commenti non sono necessari: i fatti parlano da se’!

“Oggi ho avuto un illuminante contatto con la pubblica amministrazione (nel caso specifico Agenzia delle Entrate) ed ho capito perché le cose non funzionano (e continueranno a non funzionare per un bel po’).

 Alla urgente ricerca dell’attestazione di iscrizione all’anagrafe delle ONLUS di una associazione (dal possesso della quale dipende l’accesso ad un contributo importante) provo a cercare sul sito della Agenzia delle Entrate l’elenco delle ONLUS riconosciute, ingenuamente convinto che si trattasse di una banale consultazione (tipo se a Roma esiste Via Po oppure no). Ovviamente l’elenco non esiste (non chiedetemi perché).
Provo a chiamare il numero per avere assistenza (848 800444) e mi risponde un disco che chiede di declamare ad alta voce il codice fiscale. Provo per tre volte a pronunciare con chiarezza il codice fiscale ma, impietosa, la voce afferma che non è possibile recepire l’informazione e mi invita a riagganciare.
Provo – sempre seguendo le indicazioni dell’assistenza fiscale – a chiedere lumi attraverso una mail (che promette ben 800 caratteri a disposizione per spiegare la propria esigenza!), ma scopro che è impossibile accedervi perché il servizio riservato alle persone fisiche (nome, cognome, ecc.) e non accetta codici fiscali numerici…
Provo allora a cercare un indirizzo “fisico” di questa misteriosa “anagrafe delle ONLUS”, disposto a partire per la Carnia, l’Iglesiente o il Ragusano, ma niente da fare: l’ectoplasma non ha corpo.
A forza di fare zapping nel labirinto del web dell’Agenzia, la mia geniale (e fortunatamente cocciuta) collaboratrice scopre una pagina seminascosta con due numeri di telefono che sembrano essere più o meno correlati al problema. Tenta la sorte e -incredibilmente- riesce a parlare con un essere umano; l’interlocutrice sembra poter avere la possibilità di fornire l’informazione ma… esprime perplessità… “con chi sto parlando?” chiede (soprattutto a se stessa) e temendo di rivelare riservate informazioni al controspionaggio, opta per fornire un indirizzo mail (che ovviamente non era indicato nella pagina del sito) e ci esorta a chiedere al rappresentante legale (in persona) ad utilizzare quell’indirizzo mail per avere la preziosa notizia, ovviamente allegando la scansione del documento di identità (che, come si sa, equivale per la P.A. al DNA della persona) e la scansione del verbale di nomina. Provvediamo ad inviare il tutto ed aspettiamo trepidanti (che nemmeno in sala travaglio…). Non ricevendo risposta il giorno successivo proviamo timidamente a richiamare i due numeri magici, ma ormai (la carrozza si è trasformata in zucca) non risponde più nessuno…
Ancora qualche ora e finalmente – al 16° squillo! – risponde di nuovo una persona. Chiedo cortesemente notizie della mail inviata dal legale rappresentante (“con bolla del pontefice, in gotico latino”) e mi risponde candida che la mail è in “accettazione” (ho pensato ad un tetro ospedale) e deve ancora essere “smistata”… anche perché il signore che le smista (dalla stanza accanto) è assente per malattia e forse tornerà domani… non devo però preoccuparmi (e chi si preoccupa, casomai mi suicido) perché una volta “smistata”, provvederanno subito a “metterla in lavorazione” (penso ad una sferragliante macchina a vapore) così da poterla poi “portare alla firma del dirigente” (penso ad un corriere a cavallo che fiumi, poi valli, poi l’alba era viola) e quindi ad “inviarcela per posta ordinaria”.
Non credo che riceverò il documento in tempo per ottenere il contributo, e soprattutto non credo che la pubblica amministrazione funzionerà mai fino a quando una mail viene gestita come un messaggio nel far-west, al telefono si risponde solo se si ha voglia, i siti sono fatti per nascondere e non per informare, le cose non si firmano ma “si mandano alla firma” e una banale informazione pubblica viene considerata un pericoloso segreto militare…

Non è questione di strumenti, è questione di intelligenza e buon senso!”

Esatto! E’ questione soprattutto di buon senso. Cara Agenzia e caro Ministero dell’Economia che hai la responsabilità della vigilanza su di essa: se proprio non ci volete concedere agevolazioni e incentivi; se proprio non ci volete rendere stabile e libero da tetti il 5 per 1000, beh! Allora almeno non ci mettete i  bastoni tra le ruote. E soprattutto dateci un cenno di vita.

 

 

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