Quaranta(e molte di più) sfumature di rosa

di Daniela Bianchi

In principio furono le lacrime di Elsa Fornero quando ci annunciò la parola “sacrificio” , primo scalino di un lunga discesa verso la povertà imposta dall’Europa…almeno così ci dissero…

Poi ieri è stato il melodramma, o forse meglio sarebbe definirla sceneggiata,  di Renata Polverini. Tra tumori e sfracelli bisognava riportare a casa la poltrona (quando c’è mancato poco che si mangiassero pure gli scranni della Pisana) …la Spending Review della Regione Lazio, almeno così ci hanno assicurato con tono moralizzatore …(con quel sapore di chi sa quale provvedimento risolutivo e serio, che solo i termini anglofoni riescono a dare…)

E così, dribblando tra quote rosa e tetti di cristallo, dopo gli anni d’oro del “vaudeville” la  politica al femminile in Italia cerca il suo nuovo volto e lo fa guadagnando le prime pagine e i titoli colpendo al cuore. Ma fu vero pathos?

Che dire…dalle faccette meste da ministre perbene che c’avevano l’ansia di reprimere le pulsioni sotto castigatissimi clichè, con la faccia della brava ragazza che ha studiato e sa tutto e

guarda Capo quanto sono brava, mi sono guadagnata il premio?

…. siamo passate a quelle tutte comprese nel loro ruolo, tecniche o attiviste, comunque  tutte d’un pezzo. Facce serie e compunte ad evocare stili professorali o un piglio sfrangiato da fronte del porto … Eppure ….eppure…non è ancora abbastanza per segnare la differenza, per  risultare credibili nel voler ridare dignità ad un sistema che frana sotto l’incoerenza degli uomini (in ottica di specie e non die genere) che lo hanno rappresentato per anni.

Lunga è ancora la strada che ci separa dai bicipiti di Michelle, mostrati con impavida ironia sotto un tubino rosa…

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