Il caso Fiorito e le indagini che stanno passando al setaccio i conti di molte Regioni italiane, hanno riportato in auge l’intramontabile tema della corruzione e di conseguenza dell’esigenza anzi del dovere che le istituzioni hanno di rendere accessibili ai cittadini, le informazioni relative a come vengono spese le risorse pubbliche.
Anche per la cooperazione allo sviluppo erogata dal nostro Governo dovrebbe valere l’imperativo morale a garantire trasparenza su dove vanno a finire le risorse allocate per aiutare i paesi più poveri. Invece il nostro paese è al 53esimo posto su 72 donatori nella classifica dei donatori realizzata dalla Campagna globale per l’aiuto trasparente “Publish what you fund” . In coda alla classifica dei donatori bollati come “poor”. Perché se è vero che si è impegnata a implementare gli standard di Busan, è però vero che l’Italia non ha aderito allo IATI (International Aid Transparency Initiative) un’iniziativa internazionale che mira a rendere maggiormente accessibili le informazioni sull’aiuto e che pur essendo uno strumento volontario, è utile a migliorare l’efficacia degli aiuti sia per i donatori che i beneficiari.
Inoltre il nostro Ministero degli Affari Esteri, rimane carente in termini di accesso alle informazioni: documenti difficile da reperire sul database e per la maggior parte in italiano con limitate informazioni in inglese e francese. Per il nostro Paese le raccomandazioni auspicano il rispetto degli impegni di Busan sulla trasparenza e il rispetto della scadenza di dicembre per l’elaborazione di standard comuni di pubblicazione.
Il bisogno di riacquistare credibilità in un più ampio contesto sia europeo che internazionale, passa necessariamente per la promozione di accountability, che ActionAid non si stanca di chiedere da più di un anno insieme a responsabilità, partecipazione e trasparenza, come elementi necessari per fare del Sistema Italia un sistema sano.
Le domande di oggi sono due: una è per le istituzioni che gestiscono le risorse dell’aiuto pubblico allo sviluppo: quanto dobbiamo aspettare – alla vigilia del 2013 – perché l’aiuto sia più trasparente, prevedibile e più accessibile, non solo per i contribuenti italiani ma anche per chi di quell’aiuto è il beneficiario? E la seconda è per il Governo: a quando l’adesione allo IATI?
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