In questi giorni alcune testate hanno riportato la notizia secondo cui, la social card sara’ concessa anche agli immigrati con permesso di soggiorno di lungo periodo, nell’ambito delle misure previste dalla Legge di stabilità.
Sono state sollevate diverse perplessità sulla social card in quanto efficace misura di contrasto alla povertà estrema, e in quanto misura finora “sperimentale”, che andrà dunque verificata sul campo e con dati alla mano. Anche ActionAid è impegnata in un attento monitoraggio su questo strumento e sulle ripercussioni dei soggeti coinvolti e, insieme ad altri soggetti della società civile quali ACLI e CARITAS, sta chiedendo alle forze politiche misure più strutturate e stabili di contrasto alla povertà, finanziate da risorse aggiuntive.
Nonostante questa premessa e in attesa della conferma del testo di legge, credo che l’allargamento ai migranti con permesso di lungo periodo, sia sicuramente un passo in avanti per due motivi: da una parte infatti si muove verso l’idea della povertà, come di un fenomeno in continuo cambiamento e verso il quale vanno trovate risposte sempre più onnicomprensive di tutti i soggetti sociali svantaggiati che sono parte integrante di questo paese; in più segna un approccio alla questione migrazioni, che tiene conto della realtà dei fatti.
La realtà dei fatti è quella confermata anche nelle ultime settimane da diversi rapporti di ricerca. Primo fra tutti quello della Fondazione Leone Moressa, che con i dati del ‘Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione 2013’, riconferma il contributo innegabile che l’immigrazione fornisce al paese Italia: gli stranieri contribuiscono attivamente a sovvenzionare le casse dello Stato sotto forma di tasse versando 43,6 miliardi di euro ogni anno, ovvero il 4,3% dell’Irpef nazionale. Questo avviene a fronte di stipendi che risultano di oltre un quinto inferiori rispetto a quelli degli italiani e un tasso di povertà decisamente più elevato. Sono i dati forniti da un altro rapporto quello sulle Diseguaglianze nei diritti e nelle condizioni di vita degli immigrati, pubblicato nel volume Stranieri e disuguali, frutto di due anni di ricerca della Fondazione Ermanno Gorrieri di Modena: il 58% delle persone che vivono in famiglie di soli stranieri con cittadinanza di paesi a sviluppo non avanzato risultano a rischio povertà, con una particolare incidenza per i minori stranieri.
Alla luce della “fuga” di 32.000 lavoratori stranieri solo nel corso dello scorso anno a causa della crisi e di un aumentato tasso di disoccupazione fra quelli ancora presenti, una misura “allargata” della social card era non solo auspicabile ma necessaria, anche proprio nel suo valore “inclusivamente” simbolico, al fine di evitare un ulteriore acuirsi della disuguaglianza e di fenomeni di esclusione sociale.
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