Le drammatiche notizie ricevute in questi giorni sulle devastazioni e sulle vittime nella zona di Olbia e nel Nuorese mi hanno riportato alla mente la furia di Hayan nella città di Santa Fe (Filippine), dove ActionAid è impegnata insieme a Caritas Switzerland e un consorzio di organizzazioni e movimenti locali. Lo stesso pensiero ha attraversato Cinzia Murgia, sostenitrice, attivista e membro dell’Assemblea dei Soci di ActionAid e i tanti, tantissimi sostenitori sardi, che hanno risposto al suo messaggio e alla solidarietà di tutta ActionAid, a partire dai colleghi sparsi nel mondo.
Un sostenitore ci ha scritto, “sembra di vedere le tristi immagini che sempre più spesso ci arrivano dal mondo; purtroppo i protagonisti ora sono le persone che conosciamo : il cugino che vive per lavoro a Olbia , la suocera dell’amica a Oristano”. Tanto dolore, infinito sgomento. La condivisione e la solidarietà per chi ha perso la vita, la casa, il “riparo dalle solide mura che sembravano così lontane dalle immagini delle Filippine.” Ma anche voglia di rimboccarsi le maniche, prestare soccorso, “aiutare coloro che non hanno più nulla a ricominciare”.
Nelle riflessioni di molti che ci hanno scritto c’è anche tanta rabbia. La consapevolezza di una natura violentata che si ribella. Alla cementificazione selvaggia, all’incuria, alla distruzione boschiva, all’abusivismo, a chi ripete che i soldi per mettere in sicurezza i territori non ci sono. Una sostenitrice scrive “si crede ad uno “sviluppo” illimitato, ignorando volutamente che la Terra è un sistema ecologico chiuso”. Quello che è accaduto in Sardegna potrebbe accadere in un qualsiasi territorio italiano, se non si comincia a considerare il territorio appunto, come un bene comune. In Italia, spesso sono proprio i cittadini a rispondere per primi all’appello del buon “fare”. Penso a quello che ActionAid ha avviato, insieme a forze eterogenee con OpenRicostruzione, il primo programma italiano che mira a garantire una ricostruzione trasparente, in Emilia Romagna, attraverso la partecipazione dei cittadini e un processo trasparente, sotto gli occhi di tutti. Come avrebbe dovuto essere altrove e non è stato, e come dovrebbe essere sempre, in Italia come ad Haiti o nelle Filippine. Parliamo di un nuovo modo di gestire i beni comuni: ristabilire un patto fiduciario, azzerando le distanze tra cittadino e istituzioni e ripartendo proprio da un percorso di consapevolezza e partecipazione. Si può fare e si deve fare.
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