Sui quotidiani di questi giorni torna L’Aquila. Si parla di responsabilità, di ondata di arresti, di dimissioni del vice sindaco e ora del sindaco Cialente. Di chi ha mangiato e si è fatto ricco alle spalle degli aquilani. E intanto mentre si parla di loro, mentre torna in primo piano “la città fantasma”, e “il più grande cantiere d’Europa”, gli aquilani si incontrano in piazza. Reagiscono e partecipano.
Il fatto è che lo fanno da sempre, lo fanno dall’aprile del 2009. La città, la gente di quella città, ha sempre creduto di avere una responsabilità storica dal 2009 ad oggi. Anche ActionAid ci ha creduto fortemente. Tre anni fa, ActionAid approdò a L’Aquila. La storia vera ce l’hanno raccontata gli aquilani ne “L’Aquila a pezzi”, una video inchiesta che esaminava la ricostruzione sociale delle comunità colpite. Nel 2010 gli aquilani avevano già denunciato la mancanza di trasparenza nella gestione di appalti e acquisti, e ActionAid lo documentava proprio in questa inchiesta ad episodi. A dicembre Newstown, nostro media partner nell’organizzazione di un evento pubblico sul futuro delle scuole aquilane, aveva realizzato una serie di inchieste sulla pericolosa rete di relazioni tra politica, imprenditori e tecnici.
La voce degli aquilani parla da sempre di diritti negati, di giochi di potere, di decisioni prese da altri e di promesse fiorite su una ricostruzione che non c’è mai stata. Questa voce, la voce degli aquilani che hanno perso tutto, i propri cari, la propria casa, il proprio lavoro, non è mai stata ascoltata. Le denunce dei cittadini sulla deregolamentazione nella ricostruzione sono state ignorate. Quindi quello di cui oggi parlano i giornali non è certo una novità. Bastava chiederlo ai diretti interessati, agli aquilani. Invece nei mesi successivi al terremoto ha regnato il Far West. E nonostante i cittadini abbiano più volte denunciato la mancanza di trasparenza nella gestione di appalti e acquisti, le istituzioni non ne hanno tenuto conto.
Qualche giorno fa con un comunicato stampa, ActionAid aveva detto che “non è troppo tardi per affrontare le vere fasi della ricostruzione aquilana con strumenti chiari e fruibili di trasparenza, partecipazione e rendicontazione”. Oggi ribadiamo che non c’è più tempo. Governo e amministrazioni locali non si possono più nascondersi dietro altri alibi, perché si può e si deve ancora fare molto per ricostruire questo territorio, nel rispetto dei cittadini che lo abitano e lo vivono.
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