Vai a questo link. Scorri fino all’articolo 6. Poi prosegui fino alla lettera b del comma 1.
Bene. Ora leggi: “razionalizzazione e semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità dal reddito o dall’imposta delle persone fisiche e giuridiche delle erogazioni liberali, in denaro e in natura, disposte in favore degli enti di cui all’articolo 1, al fine di promuovere anche attraverso iniziative di raccolta fondi i comportamenti donativi delle persone e degli enti (…)”.
E’ tutto vero. Per la prima volta, il fundraising entra nelle scelte politiche del governo del nostro Paese.
Era quanto auspicavo 7 mesi fa nel lanciare la call ai fundraiser a cui ha fatto seguito una lettera a più firme posta all’attenzione del sottosegretario Luigi Bobba che l’ha accolta da subito con favore. La prima tra le iniziative condivise con alcuni colleghi e discusse al Tavolo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali fino allo scorso mese di gennaio.
Nel favorire la sollecitazione al dono attraverso attività di raccolta fondi, vi è, di fatto, una legittimazione non solo delle azioni di raccolta fondi in sé ma, con esse, il riconoscimento del ruolo che il fundraising ricopre nelle strategie di sostenibilità adottate dai singoli enti. Un piccolo grande risultato che, sono certa, cambierà in meglio l’efficacia del lavoro quotidiano delle organizzazioni e degli operatori della raccolta fondi al loro interno.
L’emendamento, a firma degli onorevoli Patriarca, Amato, Capone, Grassi, Mariano, Albini, Argentin, Sbrollini, Carnevali, è stato approvato lo scorso 16 marzo.
(Nel testo licenziato dagli Affari Sociali, pubblicato – e downloadabile – in anteprima su Vita.it a questo link, l’articolo a cui ci si riferisce è il 9, comma 1 lettera b).
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