Portato il bambino a scuola presto, questa mattina torno alla mia vita di sempre. Tra le cose all’ordine del giorno, anche un salto in banca, cosa che non faccio da tempo per fortuna.
Un solo sportello aperto, come d’abitudine. Altri due occupati a fare altro. Uno dei due, in particolare, attira la mia attenzione mentre mi metto in coda. Con una calma serafica, l’impiegata è intenta a compiere una serie di gesti quotidiani che di quando in quando riguardano ciò per cui è lì: l’organizzazione della scrivania, la pulizia degli occhiali, la sistemazione della camicetta, una caramella, la punta alla matita. La guardo spazientita. Io come gli altri accanto a me.
Sono le 8.45. Avrei voglia di essere fuori in breve tempo ma le mie speranze vanno via via vanificando. Ogni tanto rivolge il suo sguardo verso di noi, povere anime in attesa di un gesto, ma nulla.
Arriva il mio turno. Faccio quello che devo fare ed esco.
In auto verso l’ufficio torno a pensarci e sai che c’è? Ha ragione lei! Ma quante volte io stessa mi dico, “Calma, Elena. Calma. Davvero, non c’è bisogno di correre.”. Siamo in corsa e siamo sempre di corsa. Una corsa frenetica ma per andare dove, mi domando a volte. Perché non sempre è così chiaro dove si vuole andare.
Performare: sembra contare solo questo.
Quest’ansia si ripercuote nel nostro lavoro. Riduciamo i tempi di attesa così come quelli dedicati alla raccolta delle informazioni e dell’ascolto ma, al tempo stesso, lievitano le aspettative. Così facendo, finiamo con il perdere l’essenza e le sfumature che raccontano molto e ci permettono di fare un lavoro migliore, sia su di noi che all’interno delle nostre organizzazioni. Perse queste è perso tutto perché non riusciremo mai a ottenere il massimo, per quanto ci si sforzi. E le aspettative di cui ho parlato più sopra vengono sonoramente disattese. Un peccato.
Non esiste una regola precisa ma è vero sempre che per performare bene bisogna vagliare. Per vagliare occorre esperienza e per avere esperienza occorre darsi il tempo di imparare e di formarsi.
Così, c’è una cosa che è proprio necessario torniamo a fare: dobbiamo darci il tempo di crescere. Lo dobbiamo fare per il bene delle nostre organizzazioni e dobbiamo farlo per noi, presi nella nostra individualità.
Sono le 12, ora. Ripenso all’impiegata di banca. Questa sera tornerà a casa, serafica e con la camicetta in ordine, poi penso a me. Ho già fatto 40 km e due code, oltre a quella in banca, e sono al telefono dalle 9.15. Il trucco è sparito. Vado davanti allo specchio per un ritocco: mi guardo e sorrido. E niente, ha ragione lei.
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