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Italiani un popolo sospeso nel vuoto

Sondaggio chi sono i nemici del non profit

di Riccardo Bonacina

N elle segreterie dei molti partiti italiani si stanno in queste settimane consultando in maniera febbrile sondaggi d?opinione sui presunti destini delle proprie formazioni politiche. In questa corsa insensata alle percentuali su commissione, sfuggono le indagini più serie e approfondite, come quella presentata in questi giorni dal Cnel in collaborazione con l?Eurisko. Si tratta della terza edizione dell?Agenda degli italiani, una ricerca semestrale su un campione di 2.000 cittadini adulti i cui risultati ci sembrano interessanti e perciò vi proponiamo.
Secondo i ricercatori il quadro che emerge dall?indagine è drammatico: il nostro è un Paese in cui non solo c?è una cultura diffusa inadeguata alla modernizzazione, ma sopratutto gli italiani non hanno ancora individuato nessuno di cui fidarsi e con cui camminare insieme verso il futuro e con cui affrontare il cambiamento. Le percentuali di fiducia degli italiani verso le diverse forme di rappresentanza sono da depressione, senza eccezioni. Solo il 3% dice di sentirsi rappresentato dai partiti, il 5% si sente rappresentato dal volontariato nelle sue diverse forme organizzative, il 6% sceglie gli ordini professionali, il 9% i sindacati, forme in cui la rappresentanza coincide con la tutela. Ma il dato più clamoroso, anche rispetto alle due precedenti edizioni della ricerca, è che cresce a dismisura la percentuale di italiani che non si sente rappresentato da nessuno se non da se stesso: ben il 71%! E non si tratta di atavico individualismo ma di vera e propria fatica, spiegano ancora i ricercatori, ad incrociare le alternative di contenuto con l?offerta politica attuale. Confusi, delusi, disorientati, non rappresentati nelle istanze che sentono come proprie e più vitali, senza punti di riferimento per guardare al futuro, agli italiani non resta che guardare indietro, perciò chiedono che lo Stato resti come sistema di garanzie piuttosto che come sistema di opportunità, chiedono un posto di lavoro fisso, avvertono che le pensioni non si possono tagliare, pensano che gli immigrati creino problemi di ordine pubblico e tolgano lavoro (il 63%).
Se gli italiani guardano indietro per quanto riguarda le politiche sociali, la ricerca fotografa anche il grande cambiamento già avvenuto nel sistema di valori che governa la vita sociale e di relazione, un cambiamento che è avvenuto e che avviene malgrado la politica, non governato da alcuna politica. Un cambiamento che parla di una società completamente secolarizzata, senza valori forti, che non ritiene più sacro ciò che fino a un paio d?anni fa era ancora considerato tale. Quasi il 40% di italiani non ha paura della crisi delle religioni e delle sue istituzioni, anzi pensa che crisi e scomparsa delle istituzioni religiose non rappresentano un pericolo per la società. Il 50% (contro un 47% di parere opposto) ritiene che per formare una famiglia non sia necessario essere sposati, ma sia sufficiente che un uomo e una donna vivano insieme. La stragrande maggioranza di italiani (il 58%) non guarda più alla scienza come strumento per conoscere la natura vera delle cose, ma sono coscienti di come essa proponga una conoscenza provvisoria e parziale delle cose. Paure e cambiamenti su cui riflettere.

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