“Lei è in grado di cucinare? Di andare in bagno da sola? Di farsi una doccia? Può pagarsi una badante che la segua ventiquattrore su ventiquattro?”Una donna giovane, in camice bianco e lo sguardo torvo, in piedi ai bordi di uno dei letti del reparto di neurologia, investiva con questa raffica di domande la sua paziente, una donna sui quarant’anni, che la guardava sconvolta ed incredula . Di fronte ai timdi tentativi di ribattere della ricoverata, la “sanitaria” rincarava la dose e l’umiliazione, non “mollando l’osso”, rabbiosa ed aggressiva come un cane chihuahua. Non contenta, la dottoressa sfruttava ogni occasione per deprimere e denigrare la paziente. “Perchè chiude l’occhio così? Non mi dica che ci vede doppio!” le disse in una delle sue performance più riuscite, insieme alla velata minaccia di farle togliere la custodia della figlia minorenne. “Lei è disorientata, chiederò per lei, una consulenza psichiatrica”. La neurologa decorò, con questa ciliegina, la “torta” per la sua paziente che, un bel giorno, firmò per essere dimessa, fuggendo, purtroppo a rischio della sua salute, da quelle continue vessazioni.
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