Cultura

Land Mine Report: diminuiscono le vittime delle mine

Il rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antipersona tira un bilancio positivo per il 2002. Ma l’emergenza ora si chiama ”cluster bomb”.

di Barbara Fabiani

E? stato presentato oggi in contemporanea in 24 nazioni il quarto rapporto della Campagna per la messa al bando delle mine antipersona (ICBL). In 923 pagine il Land Mine Report 2002 ha descritto lo stato dell?arte nella diffusione e/o distruzione di questi micidiali ordigni, pensati per mutilare prima che per uccidere, a cinque anni dalla prima firma apposta al Trattato di Ottawa sulla loro messa fuori legge. Il trattato che, lo ricordiamo, fu il risultato di una campagna di mobilitazione internazionale che meritò il premio nobel per la pace nel 1997, e che fu un punto di svolta nei metodi per fare diplomazia internazionale. Molte le buone notizie, a cominciare da quella sulle vittime. Fino al 2000 erano circa 26mila l?anno quelli che perdevano la vita, gli arti o la vista saltando su una mina antipersona; stima che per il 2001 è scesa tra i 15 e 20mila. Sensazionali le cifre sullo smantellamento degli stoccaggi di questi ordigni da parte degli Stati ratificatori del trattato. In cinque anni ben 64 milioni di mine accantonate nei magazzini sono state distrutte. ?L?Itali ad oggi ha disinnescato e inviato ai cosiddetti ?forni? gestiti dal genio militare oltre 6.379.636 ? ha reso noto il colonnello Terraveglia , coordinatore delle attività di distruzione delle mine dell?arsenale italiano , ed ospite della Campagna ICBL – Ne rimangono appena 150mila202 per considerare il nostro arsenale svuotato dalle mine, con l?eccezione di una piccola parte che serve per le esercitazioni per il disinnesco?. Si riduce , inoltre, da 14 a 9 il numero dei paesi che oggi impiegano le mine antipersona. L?Angola, ad esempio , ha ?festeggiato? la pace conquistata lo scorso aprile sottoscrivendo, tra i primi atti di governo, il bando all?uso delle mine. Oggi sono 125 gli Stati facenti parte del Trattato di Ottawa; altri 18 hanno firmato ma non ratificato l?accordo? tra cui Egitto, Corea del sud e Stati Uniti che sono anche tra i maggiori produttori. Soddisfacenti anche le risorse allocate per il ?mine action?, ovvero il programma internazionale per lo sminamento umanitario. Negli ultimi tre anni sono stati messi a disposizione 700milioni di dollari per azioni di bonifica. Nel periodo relativo al rapporto sono state effettuate delle operazioni di sminamento in 74 dei 90 paesi minati. A questi ottimi risultati si aggiungono inevitabili preoccupazioni, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi internazionali. Si prevede che le mine antipersona verranno con tutta probabilità sostituite dall?impiego delle micidiali cluster bomb (bombe a grappolo). Il generale Termentini, già ufficiale dell?esercito e oggi responsabile della direzione tecnica sulle mine della ong Intersos, ha fatto qualche esempio sul sempre più massiccio impiego di questi ordigni al posto delle mine. ?Ogni dispenser sganciato in quota contiene almeno 200 ordigni che si distribuiscono in un?area di un Kilometro per due ? ha spiegato ? ma anche fino al 50% di questi meccanismi che dovrebbero deflagrare al contatto con ostacoli rimane invece inesploso a terra. In questo modo si trasformano di fatto in mine antipersona pronte ad esplodere al contatto?. Di ritorno da una missione in Afghanistan, Termentini ha raccontato di aver registro 1200 cluster bomb (6 dispenser) solo nell?area di 250mila mq nei pressi di un villaggio con 170 famiglie, contando 513 bombe inesplose (il 43%). ?Quello della messa al bando delle cluster bomb si può considerare il prossimo obiettivo sul quale la Campagna sta lavorando? ha comunicato Nicoletta Dentico, nel suo ruolo di portavoce della sezione italiana dell?ICBL ? Ma già vediamo riproporsi in questa nuova sfida discussioni già sentite per la messa al bando delle mine?. Il riferimento è la dichiarazione secondo cui queste armi sarebbero indispensabili mezzi di difesa da parte di molti Stati, come pure la protesta che renderle più efficaci (cioè ridurre il numero degli ordigni inesplosi) finirebbe per costare maggiormente ai paesi produttori poveri, risolvendosi in una battaglia commerciale. Secondo il consigliere Paolo Cuculi del Ministero degli affari esteri italiano è improbabile che le cluster bomb diventino l?oggetto di un protocollo aggiuntivo al trattato di Ottawa; piuttosto se ne parlerà alla prossima riunione del comitato internazionale sul trattato del 1980 sulla limitazione dell?impiego di armi con effetti particolarmente disumani, che si dovrebbe riunire a Ginevra entro l?anno. Cuculi ha reso noto che l?Italia parteciperà alla messa a punto di una pozione comune dell?Unione europea per chiedere una qualche limitazione d?uso di questi ordigni.


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