Famiglia

Caro Rognoni, giustizia per tutti

Stralcio di una lettera che Marco Vitale ha inviato a Virginio Rognoni, nominato vicepresidente del Csm nell’agosto scorso.

di Marco Vitale

In questi giorni, riordinando vecchie carte, mi sono passati tra le mani due fascicoli. Il primo si riferisce all?attacco giudiziario del 1979 alla Banca d?Italia. Contiene tra l?altro la decisione che incrimina Baffi e Sarcinelli, la scarna e, anche per questo, terribile Cronaca breve preparata da Baffi per i suoi figli e della quale mi donò copia raccomandandomi di farne uso discreto, i grandi attestati di stima e solidarietà da tutto il mondo, e alcune delicate e sofferenti lettere che Baffi mi inviò nel 1988 e 1989. Il tempo e la solidarietà non avevano lenito la ferita, che era sì personale ma in quanto la persona così ingiustamente colpita rappresentava le istituzioni. Il secondo è uno scambio di corrispondenza con l?ingegner Gamberale. Vi è una lettera del 12 dicembre 1993 dal carcere dove Gamberale si trovava in stato di detenzione da 47 giorni con l?accusa di avere richiesto a un?azienda fornitrice l?assunzione, non fatta, di 3 persone. È una lettera dolente e che, come quelle di Baffi, induce a riflettere su tante cose e soprattutto sullo stato della giustizia. L?assurda accusa e il temerario incarceramento sono stati cancellati. Ma quante sofferenze senza fondamento e senza giustificazione! Si può incarcerare per tanto tempo una persona con un?accusa di questo tipo, oltre tutto, prima facie infondata? Qualcuno ha mai detto qualcosa ai magistrati che hanno incarcerato Gamberale e non hanno incarcerato Baffi solo per ragioni di età? I magistrati che, umiliando e irridendo il concetto stesso di giustizia, colpirono Baffi e Gamberale (ma molte altre sono le storie analoghe che io, nella mia piccola esperienza, ho avuto occasione di conoscere profondamente e da vicino) non erano toghe rosse, né facevano parte della ?magistratura militante?. Erano semplicemente pessimi magistrati e pessimi uomini che, operando senza limiti di sorta, nell?ambito di un pessimo ordinamento della magistratura, offendevano loro stessi, la loro professione e l?ordinamento giudiziario, e colpivano le basi stesse della democrazia. Se a queste storie aggiungiamo le relazioni che udiamo a ogni inizio di anno giudiziario, dei massimi responsabili dell?ordinamento giudiziario, che rappresentano la migliore documentazione dello stato comatoso della giustizia, che dimostrano lo stato di denegata giustizia nella quale il cittadino comune deve vivere, abbiamo un quadro realistico della giustizia nel nostro Paese. Se è vero, come io credo sia vero, quello che importanti pensatori ci hanno nei secoli ribadito, che non può esistere democrazia senza un accettabile livello di giustizia, ecco allora, davanti a noi la gravità del problema. Come ricostruire un po? di giustizia nel nostro Paese, in tutti i settori, ma soprattutto come ridare un po? di sicurezza sul piano penale (hai letto quello che scrivono in questi giorni i giornali sul caso Surace?)? Questo è il problema che interessa il cittadino medio. Cittadino medio che assiste sgomento e incredulo allo scontro tra toghe rosse o presunte tali o magistratura militante da un lato e berlusconiani e serventi dall?altro e tra analoghi schieramenti partitici in parlamento. Come se questo fosse il problema vero del Paese in materia di giustizia. Non è vero, come è stato detto, che il problema chiave della giustizia stia nei magistrati che massacrano i politici. Baffi e Gamberale non erano politici. Come non sono politici le migliaia di persone che giacciono ingiustamente nelle patrie galere in attesa di giudizio, e i milioni di persone che non trovano giustizia, in tempi umani, in materia civile, amministrativa, tributaria. Il maggior danno che l?attuale parlamento sta facendo al Paese in questo settore è che, attraverso le sue scelte, le sue priorità, le sue urgenze, i suoi metodi, ha trasmesso al Paese la sensazione che il problema della giustizia si riduca, per il parlamento, ad alcune leggi particolari (alcune approvate, altre in corso di approvazione) che giovano in primo luogo all?onorevole Berlusconi e ad alcuni suoi compagni di viaggio. Come reazione, molte persone civili e sensibili al tema dell?ingiustizia dominante nel nostro Paese, e che condividono molte cose affermate dalla maggioranza, si ritraggono e fanno muro. E così la partigianeria e l?irrazionalità diventano dominanti in un campo in cui sarebbe necessaria l?unione di tutti coloro che, al di là degli schieramenti, ritengono che l?emergenza giustizia sia l?emergenza cruciale del nostro Paese. E non solo e non tanto per i politici. è, qui, dunque, che si radica la mia preghiera e la mia speranza. So che, in problemi di questa complessità, la volontà di un uomo solo ben poco può fare; so anche che la riforma della giustizia è compito di altre istituzioni e soprattutto del parlamento, e non del Csm, che è bene che si concentri sui suoi già gravosi compiti. Però io credo che se dal Csm venisse fuori rafforzata una linea di severa e seria imparzialità, di attivo, serio e costruttivo governo della magistratura e delle proposte che possano aiutare a migliorare il desolante stato delle giustizia nel nostro Paese, e questo con l?aiuto e la partecipazione dei tanti eccellenti magistrati che soffrono come e più degli altri per la indecente situazione attuale (non si è mai vista una riforma di un ordinamento senza la collaborazione dei membri più responsabili dello stesso), una linea che eviti alla radice il dilemma che viene presentato come ineluttabile: ?magistratura militante da una lato?; ?silenziose e suadenti parole di Berlusconi? dall?altro; allora io credo che il tuo contributo come persona educata all?imparzialità e di quello del Csm potrà essere significativo. Ma bisogna cambiare tavolo di gioco. Parliamo di come ripristinare un po? di giustizia nel nostro Paese. Per tutti! Questo e null?altro è quello che interessa la maggioranza dei cittadini. Con tanti auguri di buon lavoro.


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