Tutto è avvenuto per caso, cercando di esorcizzare e “dare un senso” ad un ricovero, per una pousse’ più delicata del solito. Tramite la tastiera di un portatile e la piazza virtuale di Facebook è nata la mia “amicizia” con La Stampa, il giornale che ha saputo mettere in luce la mia esigenza di raccontare e condividere il mondo sommerso, tragico, poetico e, a volte leggero, dell’ospedale. Sono nati dei racconti, dei flash di vita, che uscivano tutte le domeniche sulle pagine della cronaca e che ora mi è piaciuto raccogliere in un libro con il sostegno della casa editrice Raineri Vivaldelli di Torino. La mia “cara compagna” sclerosi ha avuto un ruolo importante nell’opera, quindi, parte dei proventi della vendita andrà all’Aism, l’associazione impegnata da decenni al fianco di noi sclerotici. Il più grande ringraziamento, per questa esperienza, lo rivolgo però al caporedattore della cronaca di Torino de La Stampa, Guido Tiberga, che ha scritto la bellissima prefazione che apre il mio libro. “Giornali e televisioni tendono a raccontare i ricoverati soltanto nella loro veste di malati, specie quando la loro malattia sconfina nei gorghi della cronaca nera:errori diagnostici, cure malfatte, costi eccessivi. La sanita’ che diventa malasanità. I “ritratti di corsia” invece, parlano delle persone, dei loro pensieri, dei loro sogni, delle loro passioni. Persone che si sono ammalate, non malati e basta. Una volta Noria mi ha chiesto:”Ma secondo te, questo è ancora giornalismo?” Le risposi che c’è giornalismo ovunque ci sia una storia da raccontare e qualcuno che la racconta. Ma forse Noria aveva ragione: nei suoi ritratti c’è qualcosa che va oltre il giornalismo. Chiamatela come volete: forse passione, forse letteratura. Forse semplicemente poesia.”
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.