Dove si fanno i giochi

di Gianfranco Marocchi

Il Rapporto sulla coesione sociale 2012, realizzato come ogni anno attraverso la collaborazione tra il Ministero del Lavoro, l’Inps e l’Istat, non offre come di norma particolari novità, limitandosi ad aggregare dati statistici a valenza sociale pubblicati nei mesi precedenti. Uno dei pregi è quello di pubblicare le tabelle della spesa sociale dei comuni suddivisa per regione, anche se purtroppo escono oggi i dati 2009, rendendo il dato interessante più in prospettiva storica che per interpretare l’attualità.

Si pubblica di seguito la tabella di comparazione della spesa per il welfare locale sostenuta dai comuni suddivisa per regione negli ultimi due anni disponibili; i dati del 2008 sono stati rivalutati dello 0.8% sulla base dell’indice dei prezzi al consumo del periodo per renderli comparabili con quelli del 2009. In sintesi, quantomeno nell’anno considerato, non si constatano ancora gli effetti delle manovre restrittive; del resto la prima, il dl 112/2008 di Tremonti, era dell’estate 2008, probabilmente troppo vicina per produrre effetti visibili vista l’inerzia nei trasferimenti (nello specifico socio assistenziale, perlatro, la riduzione dei trasferimenti del fondo nazionale era stata di 138 milioni rispetto 656 del 2008; negli anni successivi il fondo è stato diminuito sino ai 70 milioni del 2012).

D’altra parte non appaiono nemmeno effetti di riequilibrio, con penalizzazioni di alcune delle regioni con una più bassa spesa pro capite come Calabria e Molise e l’aumento di alcune regioni e province autonome che già mostravano livelli di spesa assai superiori alla media. Permane quindi la situazione singolare per cui su una stessa voce di spesa all’interno della stessa nazione i cittadini della regione più “generosa” godono di livelli di spesa (e quindi presumibilmente di servizi) quasi 12 volte superiori alla regione con spesa più bassa e dove comunque la macroarea che presumibilmente è caratterizzata da maggiori problemi sociali (il sud, con spesa pro capite di 51 euro) offre ai cittadini mediamente meno della metà delle risorse offerte dalle regioni dove i problemi sono minori. Permane soprattutto l’irrilevanza complessiva del welfare locale sul PIL: lo 0.4% dei 1521 miliardi del 2009.

REGIONI SpesaAnno 2009 SpesaAnno 2008 differenza2008-2009
Valori assoluti pro-capite Valori assoluti pro-capite pro capite
Piemonte 659.595.067 148,6 626.599.974 141,8 5%
Valle d’Aosta 34.327.655 269,3 33.539.133 265,1 2%
Lombardia 1.208.044.688 123,5 1.174.249.123 121,2 2%
Trentino-Alto Adige 268.400.947 262,2 250.717.274 247,5 6%
Bolzano 114.470.123 228,4 104.649.395 210,9 8%
Trento 153.930.824 294,7 146.067.879 282,7 4%
Veneto 557.496.590 113,8 543.162.575 111,8 2%
Friuli-Venezia Giulia 265.053.809 215,1 261.046.423 212,8 1%
Liguria 225.426.531 139,5 224.219.055 139,1 0%
Emilia-Romagna 760.697.165 174,6 729.245.638 169,3 3%
Toscana 509.183.920 136,9 485.277.968 131,4 4%
Umbria 85.585.389 95,4 85.560.485 96,2 -1%
Marche 168.714.569 107,2 167.819.192 107,5 0%
Lazio 794.632.450 140,5 756.912.094 135,3 4%
Abruzzo 83.281.890 62,3 86.845.860 65,3 -5%
Molise 11.514.635 35,9 13.361.479 41,6 -14%
Campania 313.918.559 53,9 314.535.710 54,1 0%
Puglia 223.347.885 54,7 226.735.925 55,6 -2%
Basilicata 37.154.128 63,0 34.402.712 58,3 8%
Calabria 51.305.122 25,5 61.389.120 30,5 -17%
Sicilia 388.259.782 77,0 356.879.887 70,9 9%
Sardegna 332.818.380 199,1 283.183.039 169,7 17%
Italia 6.978.759.161 115,9 6.715.682.669 112,3 3%
Nord-ovest 2.127.393.941 133 2.058.607.285 130,0 2%
Nord-est 1.851.648.511 161 1.784.171.910 156,2 3%
Centro 1.558.116.328 132 1.495.569.740 127,0 4%
Sud 720.522.219 51 737.270.808 52,4 -3%
Isole 721.078.162 107 640.062.926 95,8 12%

Ultima osservazione. L’importo dei trasferimenti del fondo nazionale per le politiche sociali era nel 2009 pari a 518 milioni (il 7.4% delle risorse del welfare locale); aggiungendo gli ulteriori fondi (fondo politiche per la famiglia, fondo non autosufficienze, quell’anno pari a 400 milioni ma solo parzialmente di competenza dei comuni, fondo politiche giovanili, ecc.) si può arrivare a sostenere che la componente statale dei fondi trasferiti si attestasse intorno al 20%; ma va comunque considerato come, di conseguenza, almeno l’80% di questa spesa derivi dalla capacità economica delle regioni e soprattutto dei comuni. Una indicazione quindi anche per il dibattito attuale: va molto bene discutere degli importi che la legge di stabilità accorda nuovamente ai temi “sociali”, dal fondo indistinto al fondo per la non autosufficienza dove si nota una pur timida inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti; ma l’esito della partita sarà determinato in misura assai maggiore dalle risorse che, in generale, regioni e comuni avranno a disposizione per le proprie politiche e che si suddividono su urgenze diverse. E’ li – nell’importo complessivo a disposizione e nella ripartizione a livello comunale – che si gioca la partita più importante.

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