Ci siamo!! Come promesso il lavoro del nostro Think tank[1], a un anno ormai dalla sua nascita tra gli Alumni e gli Studenti della SDA Bocconi, esce con un nuovo Position Paper.
http://www.innovazioneterzosettore.org. [2]
Impresa sociale 3.0 è il tentativo di ripensare organicamente l’architettura normativa dell’impresa sociale in Italia[3].
Come sempre, non si tratta di un articolato normativo pronto per esser votato in Aula o in Consiglio dei Ministri. É una traccia di lavoro aperta al confronto e alla discussione con il mondo universitario, politico, istituzionale, imprenditoriale e chiaramente con quella società civile che è assieme destinataria e protagonista di questo settore.
Ad un anno dal nostro primo Paper son tante le avventure, le fatiche, gli insuccessi e le vittorie di cui potremmo parlarvi.
Ci limitiamo a registrare solo alcuni dei cambiamenti significativi che il primo Paper – Il Futuro è Bene Comune – ha avuto il merito di prefigurare: l’approvazione della normativa italiana sul crowdfunding[4] e di quella europea sui Fondi per l’imprenditoria sociale[5]; per non parlare della presentazione dell’emendamento alla Legge di stabilità che introduceva il principio della redistribuzione degli utili per l’impresa sociale e che noi abbiam sostenuto fin dall’inizio, seppur con alcuni distinguo relativi ai tempi e ai modi di proposizione[6].
Dal punto di vista umano, poi, potremmo raccontarvi la storia ancora più bella di un’Avventura che ci ha sorpreso e coinvolto nel confronto con Ministri, Commissari europei, amministratori pubblici, professori universitari, giornalisti, esponenti del Terzo settore e della Società civile. Questo però non lo faremo. Non in questo momento, né in questa sede. È e rimane un patrimonio di esperienza che ci ha profondamente arricchito a livello personale e che solo in tale ambito può esser raccontato e compreso.
L’ambito nel quale vogliam continuare a muoverci è e rimane invece quello del confronto e della discussione politica-normativa
Crediamo che i tempi siano sempre più maturi perché questi argomenti assumano un ruolo importante nell’Agenda politica di questo Paese. Crediamo che l’impresa sociale possa costituire non la panacea di tutti i mali, ma un anello di congiunzione strategico per un’Economia sociale di Mercato come quella auspicata dal Trattato di Lisbona e prima ancora teorizzata dalla scuola di Friburgo; per un’economia realisticamente capace di confrontarsi con la necessità di realizzare avanzi primari in grado di sgravare il peso di un rapporto Debito/Pil ormai al di sopra del 130%, senza rinunciare ad utilizzare la leva fiscale per promuovere una crescita intelligente ed inclusiva e senza arrendersi alla politica dei tagli lineari alla Spesa pubblica.
Lo facciamo partendo col tracciare una linea ampia all’orizzonte, consapevoli che le riforme serie han bisogno del tempo, di un congruo tempo, per esser discusse e comprese, approfondite e modificate, osteggiate e approvate.
Ma consentiteci una speranza: che una riforma normativa capace di sdoganare e sviluppare un’Economia civile riuscirà ad esser approvata e ad allineare o far risaltare il nostro Paese rispetto al resto d’Europa.
Quando un anno fa abbiam cominciato a portare sul piano delle riforme normative un dibattito arenato nelle non meno importanti paludi del dibattito sociologico o economico, i primi a non crederci eran proprio quelli del variegato mondo del Terzo Settore.
Oggi il vento è cambiato. I dati Istat che commentavo nell’ultimo post, insieme a tanti altri segnali che si susseguono velocemente in questi ultimi tempi, ci rendon ragione di questa speranza, pur nella preoccupazione che questi processi di riforma siano poi retti da una visione strategica di fondo e da interventi di tipo organico e non solamente emendativo.
Tra le tante vorrei lanciare una domanda: che tipo di Sussidiarietà vogliamo? Che rapporto nuovo tra Profit, Non profit e For Profit abbiamo in mente?
A tal riguardo, permettetemi di citare Giovanni Vetritto, l’allora Capo della Segreteria del Ministro Barca che abbiam avuto il piacere e l’onore di conoscere in questa Avventura.
<<In altre parole, se tutti o quasi tutti sembrano concordare sulla centralità del concetto di sussidiarietà, è perché attribuiscono al sostantivo contenuti sostanziali estremamente diversi. Il concetto di sussidiarietà è, insomma, polimorfo. Così, esistono una sussidiarietà organicista da nuova destra, una dogmaticamente antistatalista di stampo anarcocapitalista, una classicamente cattolica, una flessibilmente e pragmaticamente liberale, una gildista da nuova socialdemocrazia, una movimentista da sinistra radicale. In concreto, dunque, c’è chi riferendosi alla sussidiarietà pensa ad un corporativismo aggiornato, chi ad una estesa privatizzazione, chi ad una riconduzione di funzioni pubbliche ad una autorità extrastatuale, chi alla più estesa autoorganizzazione della società e degli individui, chi all’alleggerimento del carico operativo dello Stato a beneficio di forme di cooperazione laburista, chi alla sistematica “rivoluzione permanente” dell’organizzazione sociale. Nel pensare alla sussidiarietà, insomma, c’è chi nella mente ha De Benoist, chi Von Hayek, chi Leone XIII, chi Tocqueville, chi Proudhon, chi Rousseau. Come si vede, prospettive ben diverse le une dalle altre e che implicano atteggiamenti, pratiche e funzioni dei poteri pubblici radicalmente diversi nei diversi casi>>[7].
Buone vacanze!!
[1] L’abbiamo chiamato: Comitato per l’innovazione del Terzo Settore; per gli amici “Comitato i3S”; per gli amici più stretti come per i più sospettosi, semplicemnte “il Comitato”. Nella stesura del documento il Comitato si è volutamente allargato alla partnership con Students for Humanity, una delle Associazioni studentesche più importanti della Bocconi: http://www.sforh.org.
[2] In home page, sotto la voce “Le nostre proposte 2013”.
[4] Disciplinato dal Decreto crescita bis del 2012 e poi dal Regolamento Consob approvato con delibera lo scorso 26 giugno 2013.
[5] Regolamento UE n. 346/2013 approvato dal Parlamento europeo nel Marzo 2013 e di cui avevamo parlato tra i primi, mettendoli in relazione con la necessità di modificare la normativa interna per consentire di avere veicoli giuridici italiani in grado di attrarre quelle risorse finanziarie.
[6] Emendamento n. 3.2000 del 12/12/2012 al ddl sulla Legge di stabilità discusso al Senato nel dicembre 2012 e poi ritirato. Si veda l’esaustiva rassegna di Irisnetwork sul dibattito nato intorno a quell’emendamento: http://www.irisnetwork.it/2012/12/emendamento-impresa-sociale-dibattito/?goback=%2Egna_4706186%2Egde_4706186_member_198310709.
[7] G. Vetritto, Dilemmi della sussidiarietà, in Queste istituzioni, n. 138/139 2005.
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