Mentre via Filangieri di Milano si sta preparando ad accogliere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che mercoledì sarà in visita al carcere di San Vittore, Tropi ha scritto su un pezzo di carta cosa ha provato quando è andato fuori (vedi post precedente). I suoi appunti sono una poesia moderna.
«Oggi mi hanno chiamato per uscire in permesso. Esco dalla cella. Attraverso un rettangolo di cemento incubato nelle mura. Tubo stretto in cui le suole scaricano ogni volontà di corsa. Arrivo alla matricola. Mi vengono spiegati gli obblighi da osservare quando sarò fuori.
Oggi tutto mi sembra bello, persino il mazzo di chiavi legato alla cinghia di un calzone. Persino il passo della guardia che anticipa al suolo lo scatto della serratura. Il sole si schianta cocciuto contro la finestra. Una disfatta di raggi piegati sulle sbarre.
Ci sono ingranaggi al comando di porte blindate. Cancelli stanchi di chiudersi. Cardini annoiati dalla compagnia del solito ferro. Per me, oggi, tutte queste cose sembrano sorridermi. Per me, oggi, tutte queste cose mi dicono “ce l’hai fatta”. Ma dentro il mio cuore so bene che da solo non ce l’avrei mai fatta. (…)».
Speriamo che a San Vittore ci sia un poeta capace di parlare al cuore di Napolitano!
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