Paolo, che non si chiama così ma va bene lo stesso, è un po’ dentro e un po’ fuori. Ma sembra avere più problemi fuori che non dentro. «Ieri mi sono incazzato con mio fratello perché ha quasi 30 anni e non ha un lavoro fisso, ma dorme fino alle 11 del mattino! Sai cosa mi ha risposto? Che da un ergastolano come me non accetta critiche!» La donna di Paolo è carina e giovane «ma sai cosa mi ha chiesto? E come faccio a portarti a casa e presentarti ai miei?»
Paolo è grande e grosso e ti sta davanti guardandoti dritto negli occhi. Parla a raffica come se avesse paura di finire la voce e non avere il tempo di dire tutto. Nel suo sguardo non c’è sfida, ma voglia di andare avanti. La sua croce è il suo riscatto. La sua condanna è l’ergastolo, ma dopo più di vent’anni, sta conquistandosi una sorta di libertà. Ogni mattina viene a lavorare e ogni sera ritorna dentro. La sua cella gli va stretta, la nuova vita forse troppo larga. «Fuori è un casino. In carcere non ho imparato a gestire la mia vita fuori. E fuori la società non ha tempo per persone come noi. Diciamocelo francamente, nessuno ci vuole. Il vero casino è quando cambi davvero. E io ora non so più chi sono e dov’è la mia casa».
Quando un uomo diventa uomo? Quando non sarà più guardato per quello che ha fatto, ma per quello che è? E se è davvero cambiato, come dargli fiducia? Ma soprattutto, la società è pronta per accogliere questi nuovi uomini?
Per la giornata mondiale della pace Wojtyla nel 2002 lanciava un messaggio forte: «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono». Mentre Pannella si prepara a festeggiare il nuovo anno con i detenuti nel carcere fiorentino di Sollicciano per non dimenticare il problema carceri in Italia, la figlia del maestro Claudio Abbado porta avanti con l’associazione Mozart un laboratorio di musica all’interno del carcere Dozza di Bologna che sta facendo scuola anche nella casa di reclusione di Bari con il teatro Petruzzelli.
Intanto, il nuovo messaggio di pace che Papa Francesco sta per comunicare il 1° gennaio 2015 è viscerale: «Non più schiavi, ma fratelli». Riusciremo a distillarlo e farlo nostro o galleggeremo in superficie attorno ai soliti luoghi comuni?
Esidio ha scritto che quando Pandora dusubbidì a Zeus e aprì il vaso che conteneva tutti i mali del mondo, sul fondo del vaso rimase Elpis, la speranza. Gli uomini allora divennero mortali, deboli, minati dalle malattie e dalla malvagità altrui. Allora Pandora aprì nuovamente il vaso e la speranza poté confortare il genere umano.
Chi conforterà il nuovo Paolo-Elpis? Forse solo quando saremo capaci di perdonare? Ma riusciremo mai a vivere tutti insieme in una nuova casa evitando di vederla solo come qualcosa da proteggere da ciò che non conosciamo? E quando ogni essere umano sarà rispettato in quanto uomo e non per la condizione che sta vivendo?
Martin Luther King, nel suo discorso a Washington per la Marcia della libertà il 28 agosto del 1963 tuonava il suo sogno: «I have a dream… che tutti gli uomini sono stati creati uguali!» Partiamo da lì, è un buon inizio. Buon anno a tutti e che sia buono davvero!
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