Volontariato

Week end in carcere a lezione di vita

di Elisabetta Ponzone

«Se li avessi conosciuti prima, forse non sarei in carcere ora!»Me lo ha detto ieri Mike mentre armeggiava con la sua macchina da cucire nel laboratorio di sartoria Borseggi all’interno del carcere maschile di Milano-Opera dopo aver salutato i giovani scout di Opera, Rozzano e varie zone del nord Italia che erano tornati, dopo poche settimane, a salutare queinuoviamici.

Amici per la pelle.Accompagnati dai loro responsabili,trenta giovani scout tra i 18 e 21 anni, hanno trascorso due giorni intensi nel “nostro” carcere, qui a Milano-Opera. «I ragazzi hanno lavorato a stretto contatto con i detenuti, lasciandosi coinvolgere dalle persone e non dai pregiudizi.»Racconta Mattia, uno dei responsabili del progetto. «Ci siamo divisi in laboratori e, guidati dai detenuti, abbiamo collaborato con loro nella creazione di borse, torte, ostie per l’Eucarestia, oggetti in legno, aiutato con l’orto e imparato qualche tecnica teatrale. In ogni singolo gesto c’era il desiderio di confrontarsi e di conoscersi».

Dentro e fuori. Il mondo alla rovescia.Giovani che credevano di entrare in un mondo crudele e violento e che alla fine sono usciti con il cuore più ricco di prima. «Sono partita con l’idea di donare due giorni del mio tempo per le persone che avrei incontrato nel carcere. E invece mi sembra che i ruoli si siano invertiti. Mi sono messa a servizio del prossimo, ma ciò che mi è tornato indietro è molto di più».Afferma Sara.  La scintilla è reciproca, Sebastiano rilancia:«Grazie per averci fatto sentire uomini».

«Devo confessarviscrive Gea –che quando mi sono messa in viaggio per andare al workshop non ero la stessa persona che è tornata a casa: il desiderio di fare un’esperienza di servizio si mischiava in me con quello di ascoltare avidamente le storie degli errori; ero come chi, preso un biglietto per il circo, non vede l’ora di fare il giro nella tenda dei fenomeni da baraccone. I primi di voi con cui ho avuto un contatto sono stati Mike e Hu, le mie guide durante il laboratorio di Borseggi. È stata un’esperienza molto significativa, perché ho scoperto di poter imparare moltissime cose anche da chi credevo non avesse nulla da insegnare».

Una due giorni in carcere è diventata una scuola di vita più potente di leggi, diritti e regole.Le testimonianze di questi giovani scout lo sottolineano. «In carcere, ho visto danzare la vita!» 

Conclude Matteo:«Le parole più belle sono state pronunciate da un detenuto che ha detto “dopo tanti anni di reclusione per la prima volta mi sono sentito libero con voi».

Di uomini e carcere e di libertà se ne parlerà sabato11 giugno, aMilano, alla Loggia dei Mercanti, per la nuova edizione annuale de “I frutti del carcereorganizzata dall’Associazione per i Diritti.Tutti invitati!

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