Caro Grant ora tocca a te far vedere cosa sai fare. Ti raccomando di essere generoso perché il terzo settore sta scaldando i motori dopo aver ricevuto i primi segnali positivi dal fronte europeo: 77 miliardi di euro per il programma Horizon 2020 (anche se soltanto in minuscola parte diverranno italiani). Proprio l’altro giorno (28 gen) ho potuto verificare di persona che la macchina degli atenei lombardi ha mosso i primi passi operativi, con il coinvolgimento diretto di tutte le proprie risorse umane incluse quelle amministrative (che, come potrà immaginare, stanno particolarmente a cuore al sottoscritto).
Ieri, poi, in casa Cariplo sono stati presentati i bandi 2014 nell’ambito di una manifestazione pubblica organizzata in grande stile presso il Centro Congressi in Milano. Le risorse complessivamente stanziate per tutta l’attività filantropica dell’anno (130 milioni di euro) sono destinate alle organizzazioni nonprofit che sapranno cogliere la sfida ispirata al leitmotiv ideato dal rinnovato organo di indirizzo (“la Commissione”): giovani, benessere e comunità.
Un discreto numero di testimonial è stato invitato a raccontare come tradurre in pratica un programma così ambizioso. A beneficio di chi non avrà modo di visionare direttamente il filmato della manifestazione (disponibile presso il sito internet: http://bit.ly/L5AiGK), vorrei riportare qui una sintesi di un intervento che reputo particolarmente interessante; a mio avviso, infatti, il professor Salvatore Natoli – utilizzando gli ‘attrezzi’ del suo mestiere (la filosofia) – ha saputo restituire ai presenti il senso di quanto sta cercando di fare Fondazione Cariplo, al di là (e per dirla con metafora allineata al discorso) della ‘fenomenologia monetaria’ della beneficenza.
BENESSERE. Il benessere non va confuso con l’agio. Chi vive nell’agio e basta, in fondo soffre un malessere perché fa esclusivamente leva su quello che ha, privandosi di quello che ‘potrebbe essere’. Questo introduce il ruolo delle opportunità, che permettono all’individuo di sperimentarsi e che – per risultare efficaci – devono essere ‘larghe, ma non dispersive’.
GIOVANI. In un’epoca di precarietà assoluta dei valori dominanti, di imprevedibilità degli accadimenti, di successione frenetica ed inarrestabile delle novità tecnologiche, l’uomo può chiedersi se esiste ancora un modo per ‘realizzarsi’. La strada da percorrere è quella di imparare a conoscersi: solo se l’individuo arriva a conoscere se stesso, potrà realizzarsi. Di qui l’oneroso compito affidato all’istruzione e alla formazione, che devono ripristinare l’abitudine dei giovani a sedimentare memoria di sé attraverso l’instaurazione di legami tra informazione – da una parte – e passato storia e relazioni, dall’altra (la selezione e l’organizzazione ‘gerarchizzata’ dei fatti osservati e vissuti nella dimensione quotidiana). Oggi, infatti, si assiste ad un eccesso di informazione cui non corrisponde un’adeguatezza di argomentazione: se non sai chi è un certo personaggio storico, vai su google e lo trovi; questa, però, è una vista troppo parziale della realtà, perché ti manca la conoscenza del contesto che ha dato vita alle gesta di quel personaggio e che – in ultima istanza – lo ha ‘creato’ restituendolo ad una dimensione perenne.
WELFARE. Qual è il compito di chi progetta il welfare? È quello di non fermarsi a colmare il bisogno evidente (coprire il deficit) ma guardare al paradigma delle possibilità (l’innovazione) facendo fiorire ciò che non è ancora apparso ma è latente.
Concludo dicendo che, a proposito di relazioni con il passato, nelle prossime settimane attendiamo centinaia di rappresentanti di organizzazioni nonprofit per dare loro l’assistenza tecnica necessaria ad affrontare la fase di rendicontazione dei progetti finanziati nel periodo novembre-dicembre 2013; queste sono le date degli appuntamenti programmati per febbraio: 4 (ricerca scientifica); 5 (ambiente); 6 (ricerca scientifica); 6 (arte e cultura); 11 (arte e cultura); 12 (servizi alla persona); 19 (arte e cultura).
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