Per iniziare con consapevolezza questo nuovo anno suggerisco un indicatore di attualità del discorso pubblico dominante: andate a rileggere il primo messaggio di fine anno agli italiani del presidente Pertini. Era il 1978 e c’era la consapevolezza diffusa del pericolo alla sicurezza generale derivante dalla corsa agli armamenti e della corrispondente necessità di disarmo. Nella sera dell’ultimo dell’anno Pertini, con la sua pipa in mano, diceva così agli italiani: “bastano alcuni dati per persuaderci dell’importanza di questo compito: oggi si spendono per le armi nucleari quattrocentomila miliardi all’anno; le superpotenze posseggono dodicimila testate nucleari che corrispondono a circa un milione e cinquecentomila bombe uguali a quelle che hanno distrutto Hiroshima ed Hiroshima è là ad ammonire tutta l’umanità. La tragedia che ha conosciuto Hiroshima potrebbe conoscerla domani l’umanità intera, eppure vi sono seicento milioni di creature umane che mentre io parlo stanno lottando contro la fame. Lo ripeto qui a voi, italiani ed italiane, quello che ebbi a dire innanzi al parlamento quando fui insediato come presidente della repubblica: si svuotino gli arsenali di guerra sorgente di morte, si colmino i granai sorgente di vita per milioni di creature umane che stanno lottando contro la fame.”
Oggi, i dati proposti allora dal Presidente della Repubblica alla consapevolezza degli italiani sono drammaticamente più gravi: rispetto al 1978 la corsa agli armamenti è di gran lunga accelerata e, in piena crisi economica globale, le spese militari hanno superato la somma astronomica di 1.700 miliardi di dollari annui – cifra mai raggiunta, in termini reali, nella storia dell’umanità – che corrisponde a più di 4,6 miliardi di dollari al giorno. Le testate nucleari presenti sul pianeta sono ormai diciassettemila e, come ha recentemente stimato l’organizzazione scientifica International Physicians for the Prevention of Nuclear War, una guerra nucleare che usasse anche una percentuale minima delle armi esistenti oggi negli arsenali mondiali, causerebbe un enorme numero di vittime su scala globale, molte di più di quanto non si pensasse finora, trascinando inoltre due miliardi di persone – un quarto della popolazione mondiale – nel rischio di morte per fame. Una follia nella follia, in un pianeta nel quale, rispetto al 1978, sono già raddoppiate (1,2 miliardi) le persone costrette a vivere sotto la soglia della povertà.
L’Italia, da parte sua, mentre è penultima in Europa per quantità di popolazione a “rischio povertà e esclusione sociale” (secondo l’Istat il 30 % della popolazione italiana, soglia superata in Europa solo dalla Grecia ), continua ad essere tra le prime dieci potenze militari al mondo con i suoi oltre 23 miliardi di dollari di spese militari annue. Unico capitolo di spesa pubblica che, come ha ricordato anche l’ultimo rapporto della campagna Sbilanciamoci!, continua a crescere indipendentemente dai governi e dalle fasi economiche, aumentando addirittura del 25% negli ultimi venti anni. Eppure, anzi non a caso, né nel messaggio di fine anno del presidente Napolitano, né nel programma del governo, né sui media mainstream il disarmo è all’ordine del giorno. Una gigantesca ed inattuale rimozione dal discorso pubblico. A mano armata.
Allora, che augurio possiamo farci reciprocamente per iniziare, con un po’ di buon senso, questo nuovo anno? Che sia per ciascuno di noi un anno di consapevolezza e di impegno per riportare l’urgenza assoluta del disarmo – e della redistribuzione sociale e civile delle enormi risorse militari – al centro dell’agenda della politica, italiana ed internazionale. Condizione necessaria per trovare una soluzione pacifica alla crisi economica, ad un secolo esatto dall’inizio della “grande guerra”. Ed anche in vista delle elezioni europee del prossimo maggio. Insomma, non può non passare anche da qui, a mio avviso, quel “nuovo inizio” che auspicava a natale Riccardo Bonacina, direttore di Vita, invitando tutti a mettersi in gioco senza paura per essere degni delle sfide del tempo. Per parte nostra continueremo a mettercela tutta, senza perdere tempo, a partire dal XXIV Congresso nazionale del Movimento Nonviolento Cominciamo dal disarmo. Le proposte della nonviolenza del prossimo 31 gennaio-2 febbraio, al Centro Sereno Regis di Torino
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