Volontariato

Scenari di guerra e passi di pace

di Pasquale Pugliese

Scenari di guerra mondiale

Mentre in tutta Europa sono iniziate le celebrazioni per l’anniversario del centenario della “grande guerra”, il nuovo presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, nel suo primo discorso pubblico in occasione dell’anniversario dell’invasione nazista della Polonia, ha evocato la possibilità concreta di una nuova guerra generalizzata nel vecchio continente. Gli fa eco la NATO dispiegando una forza di intervento rapida in Europa a difesa dei paesi baltici da un’eventuale aggressione russa. Una escalation bellica in piena regola.

Nei giorni precedenti, papa Francesco aveva preso atto che la terza guerra mondiale è già iniziata seppur spezzettata e diffusa nei molti scenari bellici che stanno divampando sul pianeta e l’economista Loretta Napoleoni gli ha fatto eco sottolineando che “la terza guerra mondiale assomiglia ad una nebulosa di conflitti che ricordano quelli dell’era pre-moderna, gestiti non da stati sovrani ma dai signori della guerra, dai terroristi e dai mercenari, il cui scopo ultimo è la conquista del potere per sfruttare popolazioni e risorse naturali.” Effetti perversi dei processi di globalizzazione capitalista che hanno riportato alcune aree del pianeta in condizioni simili a “quelle descritte dal filosofo Hobbes, quando descriveva la vita nello stato di natura come brutale e breve a causa dell’anarchia in cui l’uomo era costretto a vivere”. Uno scenario di homo homini lupus da terzo millennio.

Gli scenari che vengono descritti e agiti ai diversi livelli narrano come nel pianeta si stia progredendo follemente sul piano della proliferazione bellica, anziché avanzare – come ci sarebbe da aspettarsi, ragionevolmente – su quello della costruzione di un presente e un futuro di pace. Lo hanno certificato, tra gli altri, anche i ricercatori del Rapporto Global Peace Indexdel 2014 i quali, da quando hanno iniziato  a “misurare la pace” nel 2007 attraverso 22 indicatori, hanno verificato che su 162 Paesi ben 111 sono diventati meno pacifici, ossia più violenti.  Con un impatto economico altrettanto violento, in quanto stimato – solo per lo scorso anno – in 9.800 miliardi dollari US, quattrocento miliardi di dollari in più dell’anno precedente. Qualcosa come l’equivalente dell’ 11,3% del PIL mondiale, ossia – per fare un raffronto – il doppio del PIL complessivo della somma di tutti i Paesi africani. Gran parte di questi costi sono costituiti da spese militari, il resto dalle spese necessarie a sanare gli effetti della violenza. Inoltre, i Paesi dove la violenza ha un impatto economico sul Pil percentualmente maggiore sono anche quelli dove la qualità e la durata della vita sono più basse

passi di pace

Di fronte a questi rinnovati scenari di guerra, le Reti per il disarmo e la nonviolenza – Rete della Pace, Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace – propongono di fare un passo di pace, dando appuntamento al popolo della pace il 21 settembre a Firenze dove sarà lanciata una piattaforma di richieste e di campagne “per un cambio di passo delle politiche dei governi e delle istituzioni internazionali”. Fermare le guerre e le stragi “significa dare finalmente il primato del governo globale del pianeta e delle relazioni tra Stati alla politica multilaterale – scrivono i promotori – ad un sistema delle Nazioni Unite da riformare e da potenziare; significa applicazione e rispetto da parte di tutti gli Stati degli accordi, delle convenzioni internazionali e dei diritti umani con meccanismi sanzionatori e con un sistema di polizia e di giustizia internazionale operativo; significa riconoscere il diritto d’asilo e dare accoglienza ai profughi di guerra; significa investire nella ricerca, nell’educazione, nell’ambiente, nell’economia e nel lavoro, nella giustizia sociale, nella democrazia, nella cultura, nel dialogo, nella difesa civile, nella cooperazione, in funzione della pacifica e plurale convivenza e del governo democratico globale, convertendo qui le enormi risorse spese per armamenti e guerre decennali.” Insomma siamo di fronte ad un bivio nel quale dobbiamo scegliere tra una denuncia generica delle violenze e delle guerre oppure, conclude l’Appello, “lavorare con determinazione e strategia per mutare le politiche responsabili della proliferazione delle guerre, per costruire un’alternativa a questo corso della storia”.

Anche il Movimento Nonviolento, in un proprio comunicato, denuncia per l’ennesima volta che “a tutte le latitudini le guerra e la violenza sono tornate prepotentemente ad essere la continuazione della politica con altri mezzi”, come tristemente teorizzato dal generale prussiano Von Clausewitz fin dal 1830 e come ancora insegnato nelle accademie militari. Eppure è ormai evidente che la violenza genera violenza, la guerra genera guerra. “Nessuna guerra può generare un mondo più giusto – scrive il Movimento Nonviolento – La prima guerra mondiale ha generato i fascismi che hanno portato alla seconda guerra mondiale, che a sua volta ha generato Hiroshima e Nagasaki, la corsa agli armamenti, l’incubo atomico nel quale viviamo ed una miriade di guerre infinite, a cominciare dal Medio Oriente, che oggi deflagrano in questa diffusa terza guerra mondiale”. Di fronte a questo scenario il Movimento fondato oltre mezzo secolo fa da Aldo Capitini sottolinea che la Manifestazione di Firenze si svolge in piena continuità con l’Arena di pace e disarmo dello scorso 25 aprile, perché “la liberazione dalla guerra si chiama disarmo, la resistenza alla violenza si chiama nonviolenza”. Per questo, inoltre, il Movimento Nonviolento ricorda che da prossimo 2 ottobre sarà avviata la Campagna Disarmo e Difesa Civile e in tutte le piazze d’Italia inizierà la raccolta di firme per la Legge di iniziativa popolare per il disarmo e la difesa civile, non armata e nonviolenta, la quale “darà ai cittadini la possibilità di finanziare i Corpi civili di pace – capaci di intervenire nei conflitti con la forza della nonviolenza – anziché l’acquisto di micidiali sistemi d’arma che alimentano e generano nuove guerre”.

Insomma, concreti passi di pace, da compiere tutti, contro gli scenari di guerra mondiale.

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