Volontariato

#promemoria per la “meglio gioventù” nell’anno che si è aperto

di Pasquale Pugliese

Ho passato la notte di veglia tra il vecchio e il nuovo anno a vedere un film che a suo tempo avevo colpevolmente mancato, “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana. E’ un affresco su un pezzo della nostra storia collettiva che parte, sostanzialmente, dall’alluvione di Firenze nel 1966 e dalla “difesa civile” spontanea e dal basso che giovani di tutto il Paese portarono ai beni culturali di quella meravigliosa città e segue le vicende di due fratelli, lungo mezzo secolo di storia italiana, dal ’68 ed oltre. Mentre in città i botti del “capodanno” punteggiavano quello che Antonio Gramsci ha chiamato “tripudio a rime obbligate collettive”, rivedere la ricostruzione cinematografica di un tempo – in gran parte direttamente vissuto, seppur nella scala possibile a chi nel ’68 ci è nato – mi ha fornito la l’opportunità di rifare “mente locale” sull’impegno di altre “meglio gioventù”, passate e presenti.

Era l’inizio del 1915 – un secolo fa – quando la “meglio gioventù” italiana si opponeva all’ingresso del nostro Paese nella “grande guerra” con manifestazioni e scioperi da Sud a Nord, culminate nello sciopero generale contro la guerra del 17 maggio, pochi giorni prima che il governo ne decidesse la partecipazione contro l’opinione della maggioranza degli italiani, il 24 maggio. Molta di quella gioventù diventerà carne da macello nelle trincee – come ha magistralmente raccontato anche Ermanno Olmi nel suo struggente e terribile film “Torneranno i prati” – uccisi dal fuoco “nemico” o dal fuoco “amico”, fatti passare per le armi dagli ufficiali italiani che si trovarono a fronteggiare quasi un milione di renitenze alla guerra. Ma la mattanza della “meglio gioventù” cominciò alcuni mesi prima, precisamente il 25 febbraio a Reggio Emilia, quando i due giovanissimi antimilitaristi Mario Baricchi e Fermo Angioletti furono uccisi dai carabinieri mentre partecipavano ad una manifestazione pacifica contro il comizio interventista di Cesare Battisti. Di fronte al teatro Ariosto, nella piazza oggi beffardamente chiamata “della Vittoria”, dove un’imponente e orrenda statua di fascistica memoria ne ricorda beffardamente i “caduti”, mentre a Mario e Fermo – che quei caduti volevano risparmiare e per questo caddero a loro volta – non è ancora, un secolo dopo, dedicata neanche una targa commemorativa. Le organizzazioni della società civile reggiana – coordinate dalla Scuola di Pace – e l’Amministrazione comunale stanno per porre finalmente rimedio a questa grave dimenticanza.

E’ all’inizio di questo 2015 che – anche per ricordare Mario e Fermo e quella “meglio gioventù” che si oppose un secolo fa all’”inutile strage” – è data alla “meglio gioventù” di oggi la possibilità di far fare un salto di civiltà al Paese mobilitandosi, come per l’alluvione di Firenze del ’66, per la costruzione di una vera “difesa civile, non armata e nonviolenta” italiana. E’ una scommessa importante che vede agire congiuntamente il movimento pacifista e nonviolento, gli Enti di Servizio civile nazionale e i giovani volontari nella Campagna “Un’altra difesa è possibile”, per ridurre progressivamente l’abnorme investimento in una difesa militare che non difende se non i produttori di armi, e garantire a tutti i cittadini il diritto ad una difesa civile dei diritti sociali – dalle vere minacce alla sicurezza di tutti – come previsto dalla Costituzione. Anche attraverso l’opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi. Si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare che necessita della raccolta di cinquantamila firme, entro il prossimo 24 maggio. Raccoglierne molte di più significa mobilitarsi in questi primi mesi del nuovo anno, come un secolo fa Mario e Fermo ed i molti ragazzi renitenti alla grande guerra, per aprire una nuova prospettiva di pace e diritti al nostro Paese, anziché di sperpero di risorse pubbliche nella nuova corsa agli armamenti.

E’ un promemoria per la “meglio gioventù” nell’anno che si è aperto.

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