“E’ una storia da dimenticare , è una storia da non raccontare
è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata.
Cominciò’ con la luna sul posto , e finì’ con un fiume d’inchiostro
è una storia un poco scontata , è una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale
cos’altro vi serve da queste vite ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E’ una storia di periferia, è una storia da una botta e via
è una storia sconclusionata, una storia sbagliata.
Una spiaggia ai piedi del letto stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po’ concitata una notte sbagliata.
Notte diversa per gente normale, notte comune per gente speciale
cos’altro ti serve da queste vite ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E’ una storia vestita di nero, è una storia da basso impero
è una storia mica male insabbiata, è una storia sbagliata.
E’ una storia da carabinieri è una storia per parrucchieri
è una storia un po’ sputtanata, o è una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale
cos’altro vi serve da queste vite. ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Per il segno che c’è rimasto, non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere più come è andata, tanto lo sai che è una storia sbagliata
tanto lo sai che è una storia sbagliata.”
F. De Andrè
“Una storia sbagliata” è una canzone dedicata a Pier Paolo Pasolini e tratta dalla sua tragica scomparsa ma per me così potremmo chiamare la storia di ognuno di noi: “gente normale o gente speciale”.
Tutti abbiamo dei problemi, e la fortuna è che IL PROBLEMA NON E’ TANTO PESANTE QUANTO PIU’ E’ GRAVE MA LO E’ PER COME LO VIVIAMO. Tutti abbiamo un po’ di nero nella nostra vita, ma se nessuno ci chiede o si accorge dei nostri malesseri rischiamo di cadere in un baratro che forse alcuni chiamerebbero depressione.
Ma cosa accade se la storia sbagliata è proprio quella di un bambino o di un adolescente? E se lo sbaglio è stato quello di nascere da quei genitori che non hanno le capacità e le competenze di crescere ed aiutare a creare un futuro a questi bambini ma, anzi, riescono addirittura a far loro del male? Se lo “sbaglio” è aver incontrato solo compagnie che portano verso la via della prostituzione, della delinquenza o della tossicodipendenza?
Per me, che ho avuto una “vita sbagliata”, è intervenuto un sistema sociale attento alle esigenze dei minori. Un sistema, che al contrario di ciò che alcuni programmi televisivi, alcuni politici e gente poco informata pensano e cercano di far pensare, aiuta a far diventare quella storia sbagliata un punto di forza, un nuovo inizio della strada che percorriamo verso la vita adulta, verso l’autonomia personale, verso il futuro.
Un sistema che ci aiuta a raccontare, ricordare e rielaborare la nostra storia complicata: una storia “comune” e “scontata” per chi ascolta ogni giorno di bambini maltrattati, abbandonati, derisi, ridotti alla fame, senza regole, senza punti di riferimento, con carenze di affetto, con problemi di alcolismo o altre dipendenze…
Rimane comunque una storia con un inizio sbagliato che può però curvare su una dritta via.
Certi “sbagli”, per la “gente normale”, sembrando troppo difficili da capire, vengono ascoltati come quando si va dalla parrucchiera o al negozio sotto casa e si parla del più e del meno, lasciandosi sfuggire le domande reali da porsi e tenendo bene in mente il “particolare”, per spettegolare di quella “storia sbagliata”.
A chi vive una vita Sbagliata serve capire che forse non è così complicato rielaborare se si riesce ad avere le risposte ad alcune domande: “Perché proprio a me?”, ”Cos’ho fatto di male?”, ”Me lo meritavo?!”, ”Cosa potevo fare? Ero solo un bambino.”, ”Potevo fare qualcosa, ma cosa?”, ”A chi potevo parlarne? Nessuno mi ascoltava”, ”Cosa facevo di male? Mi stavo solo divertendo.”.
Pochi di noi hanno il coraggio di porsi e porre delle domande su ciò che vedono e sentono, ma ciò andrebbe cambiato: chiedere sempre, per ogni storia. Sappiamo che ci sarà sempre dello “sbaglio”, ma quando smetteremo di chiedere faremo solo finta che lo sbaglio non ci sia. Un contesto sociale si deve porre domande su bambini e adolescenti che vengono segnalati, su persone di minore età che hanno una “storia sbagliata”, cioè una storia che non sarebbe dovuta essere così.
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