Famiglia

Silenzi assordanti

di Jennifer Zicca

I silenzi assordanti sono la somma della voglia e del bisogno che tutti abbiamo avuto almeno una volta nella vita di rivelare e riversare i nostri pensieri in parole senza riuscire a trasmettere questo bisogno alle corde vocali: un silenzio che assorda chi ci sta accanto.

I silenzi assordanti sono quei momenti in cui pensi di non poter parlare con nessuno, perché nessuno ti capirebbe.

Ergiamo questi silenzi come una forma di “autoprotezione”: se nessuno conosce i miei pensieri è meglio perché nessuna persona capirebbe. Muri di cristallo che ci circondano quando stiamo male, eretti per difenderci, sono sintomi tangibili di quel malessere troppo grande per essere reso realtà con le parole.

Un/a ragazzo/a  o un/a bambino/a fuori famiglia ha buone probabilità di edificare questi muri invisibili così tanto corazzati; io stessa usai questa forma di difesa per diversi anni: sono sempre stata abituata a poter contare solo sulle mie forze, ero la sola a sapere cosa realmente provavo, come mi sentivo, non ero abituata a confidarmi con qualcuno, non mi fidavo, solo io sapevo e solo io capivo.

Dopo anni di silenzi che assordavano chi mi circondava, chi era attento a questo frastuono silenzioso, chi ogni giorno veniva inondato da questo mare silenzioso mi vedeva sempre più soffocata dai miei lutti, dalle mie battaglie interiori, dal mio dolore che ormai bussavano alla porta della mia voce.

Riuscii a trovare la forza ed il coraggio di aprire quella porta che conduceva i miei pensieri alle mie labbra e quello che accadde fu paragonabile ad un fiume in piena, come se avessi liberato l’acqua contenuta in una diga del silenzio: parole, pensieri, convinzioni, lacrime, urla, lutti, dolori si riversarono finalmente al di fuori della mia mente e la sensazione fu una sola: finalmente mi sentii alleggerita, ma soprattutto compresa.

Per abbattere o scalfire queste mura occorre tanta pazienza e chi lavora nel sociale deve imparare ad avere le stesse abilità e le stesse intuizioni che dovrebbero avere gli archeologi, i quali devono scoprire la porta celata, quel passaggio segreto, nelle piramidi rimaste sino a quel momento monumenti di spettacolare mole inesplorati, monumenti che una volta penetrati svelano vite dimenticate, ricchezze accumulate, dolori, storie, lutti.

Un educatore o uno psicologo giorno dopo giorno devono provare a trovare questa magica porta che prima o poi si aprirà per magia, come la grotta dei quaranta ladroni al fatidico “APRITISESAMO”, dinnanzi a fiducia reciproca, coraggio di non arrendersi, ostinazione nel continuare la ricerca di quella apertura, attesa e ascolto di quei silenzi assordanti.

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