Non molto tempo fa mi trovavo in una stazione sul lago di Garda e un padre di famiglia, soffocato dal costo della vita, ha deciso di farla finita sotto a un treno che andava a 200 km/h, a cento metri da dove mi trovavo io… Ha lasciato una vedova e cinque figli.
Tornando a casa continuavo a chiedermi ‘Perché?’.
Non potrò mai darmi una vera risposta, non potrò mai veramente capire il perché di un gesto così estremo. Non avrò mai sufficienti risposte, ma ho avuto la conferma che bisogna avere tanto coraggio in questa vita. Nei momenti di sconforto e col terrore del futuro, Bisogna avere tanta forza per poter dire a se stessi: ‘Devo essere forte. Arriveranno momenti migliori’.
Penso che la paura di quello che la vita potrebbe infliggerci sia più grande della paura della morte.
Per millenni gli uomini hanno cercato di darsi una spiegazione in ciò che viene dopo la morte, e le conclusioni sono state tante: il paradiso, il purgatorio, l’inferno, la reincarnazione… Ma in realtà sono solo speranze che ci siamo costruiti per affrontare il tramonto della vita.
Ma sapete, capita che il pensiero di farsi del male viene anche a bambini e adolescenti…
I telegiornali ci presentano molte storie di queste creature che soffrono troppo per poter pensare di diventare adulti: ragazzi che si suicidano per l’omofobia, ragazze che mettono la parola fine al loro breve cammino per il bullismo o il cyber bullismo, ragazzi che cercano dolore per spostare la loro attenzione mentale dal dolore che attanaglia il loro cuore a causa della loro vita…
È giusto tutto questo? È giusto che adulti e bambini si sentano oppressi dalla società che i nostri nonni hanno tanto faticato a costruire? Forse i nostri nonni non avrebbero mai pensato che dopo la grande guerra una società basata sul consumismo, sulla politica, sulla velocità avrebbe ridotto i loro nipoti in fantasmi in cerca di un cimitero dove dormire il sonno eterno.
“Ero piccola, avrò avuto dodici anni. Mi arrampicai su una sedia è presi una corda, la misi dentro lo zaino e partii per la campagna. Mi ricordo i miei pensieri ‘Devo trovare un albero bello robusto, senno si rompe e non andrà come voglio’.
Poi una voce dalla piccola donna coraggiosa che era in me, quella che si nutriva dei sorrisi dei miei fratelli, mi sussurrò ‘Piccola, sii forte.. Arriveranno momenti migliori. Ma devi essere forte, se non per te fallo per loro.’ Mi sentii il cuore fermarsi per un attimo. Io ero forte perché loro mi davano la forza di andare avanti, nonostante tutto, nonostante le botte, le urla, le notti insonni, i lividi.. Dovevo restare in vita per proteggerli. Scoprii così che avevo un motivo per lottare, loro.”
Chi non riesce a parlare dei “mostri” presenti nella propria mente che intrattengono “convegni” sul “meglio morire che combattere”, potrebbe non trovare il proprio ruolo in questa vita ed andare incontro alla morte ignorando che la vita potrebbe migliorare: bisogna lottare, mai arrendersi!
Camminare verso il nostro obiettivo pensando ad un domani migliore ponendosi la domanda “La mia vita quanto vale?”.
Vale ogni sorriso che abbiamo fatto nascere, vale ogni buona azione che abbiamo fatto, vale ogni lacrima che abbiamo versato, vale ogni parola che abbiamo ascoltato, vale ogni sentimento che abbiamo provato, vale ogni istante che ci ha fatto trattenere il respiro per l’emozione… Vale perché ognuno di noi lascerebbe un vuoto immenso nel cuore di un famigliare, di un amico, di un collega, di un conoscente… Vale quel pezzetto di cuore che ci siamo guadagnati vivendo.
Imponiamoci di trovare il nostro “la mia Vita vale perché…” per non far vincere le tenebre della paura ma l’affetto e la bellezza che ci circondano, anche quando non li vediamo.
“Si può credere alle favole anche se fai a pugni con il mondo..”
Articolo 31
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