Ho venticinque anni ed appartengo ancora a quella generazione alla quale se mostri una musicassetta ed una penna bic conosce la connessione esistente fra questi due oggetti. Ricordo come da piccola guardavo i primi mega-cellulari nelle mani dei grandi, quando alle medie usavo i computer lentissimi e salvavo tutto sui floppy disc, quando andavo a giocare con il pallone per strada o in bici e per chiamare i miei amici suonavo il campanello e non usavo Whatsapp. Ricordo quando dalle cassette siamo passati ai cd dove a mala pena potevi salvare una decina di canzoni, poi siamo passati a poterci salvare un centinaio di motivi, poi siamo evoluti ai lettori mp3 per arrivare ad oggi dove abbiamo tutto in un singolo aggeggio chiamato cellulare la cui produzione attualmente crea dei quasi gioielli di altissimo valore. Il grado di tecnologia che ho sperimentato sulla mia pelle è grandioso, vi è stata una escalation palpabile delle innovazioni che ci venivano propinate nella nostra quotidianità.
Beh, sapete una cosa? Sono felice che il Mondo stia facendo passi da gigante, ma ogni tanto questo titano viene rappresentato nella mia immaginazione come Gulliver nei suoi viaggi: quando lo si guarda nel mondo della tecnologia è un colosso in mezzo ai lillipuziani ed invece quando si parla del sociale è quasi un moscherino come quando si ritrova a Brobdingnan. Questo mio sentimento forse nasce vedendo in ogni dove articoli, immagini e video contenenti argomenti sociali disastrati. Mi spiego meglio: aprendo la vostra bacheca, su qualsivoglia social, ogni giorno vi imbattete in notizie dai titoloni “Uomo si suicida perché disoccupato”, “Presa in giro dai compagni di classe dodicenne si getta da finestra”, “Ragazzo, si suicida perché gay”, “Scomparsi 10mila bambini immigrati in Europa”, “Siria, a migliaia in fuga da Aleppo sotto le bombe, ma la Turchia chiude il confine”, “Family Day: una piazza contro i diritti degli altri”…
Tutti questi titoli sono vere notizie che ognuno di noi qualche volta si ferma a leggere, ma poi mette nel dimenticatoio. Spesso noi ci ricordiamo delle vittime e dei morti solo alle ricorrenze, volete una prova: chi di voi non ha condiviso qualcosa il Giorno della Memoria? Ma quanti di voi si sono poi fermati a pensare “Cavolo, ma cos’è cambiato in questi settant’anni?” oppure “Ricordare ci sta aiutando a non commettere gli stessi errori del passato?”.
Io penso che ogni tanto dovremmo, tutti, fermarci a riflette sul mondo reale che ci circonda e avere il coraggio di affrontare il presente, guardare oltre la siepe del nostro giardinetto verso l’orizzonte e prendere atto di ciò che ci separa dal quella linea lontana. Io, nel mio piccolo, cerco ogni giorno di non soffermarmi sulle maschere di tranquillità che mi si parano davanti e provo ad indagare negli occhi delle persone che incontro nel mio cammino, rifletto su ciò che vi leggo dentro, mi pongo domande. Mi chiedo se quei titoloni sono la dimostrazione che nel secolo della velocità è più importante un cellullare di ultima generazione piuttosto che il nostro vicino in difficoltà. Mi vengono in mente scene agghiaccianti sui massacri che affliggono popoli in ogni dove, fotografie di grandi e bambini morti in mare cercando nell’Europa un porto sicuro, video di bulli che massacrano ragazzini/e perché hanno detto la cosa sbagliata o semplicemente vengono reputati “sbagliati”, articoli che riportano storie di abusi e di violenze..
Attraverso le attività di Agevolando incontro ragazzi e ragazze, appena neomaggiorenni, che queste esperienze le hanno vissute sulla propria pelle, giovani adulti che convivono con gli incubi del passato, tormentati da ricordi di paura. Ogni volta che mi viene dato in dono da uno di questi il racconto della propria vita rientro a casa a sera e rifletto su questo mondo di maratoneti dove chi è “disagiato” viene lasciato indietro senza se e senza ma. Persone dimenticate e lasciate ai margini dalla società perché hanno ancora dei lutti da superare, oppressi da ricordi da deframmentare e ricomporre nella propria rielaborazione, spesso portatori di grandi doti ma non valorizzati in questo secolo perché non conoscono la persona giusta nel posto giusto, individui che potrebbero come in un formicaio portare il loro piccolo granello di sabbia per rendere un mondo migliore con la loro voglia di riscatto.
Spero che nel mio piccolo possa far nascere o cambiare qualcosa di migliore: informatevi, leggete, pensate e non siate dei fantocci nelle mani di chi, forse, è complice di atrocità o semplicemente ritaglia i vostri pensieri per come la vedono loro.
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