È tempo di Mondiali. E come sempre si ripetono i riti collettivi. Discussioni infinite, scommesse, pronostici e ore piccole, per seguire qualunque partita (anche quelle di Iran e Corea del Sud). Un rituale globale che si ripropone ogni quattro anni. E come per tutte le edizione è tempo anche di musica, di tormentoni.
Tutti si ricordano le italianissime “Notti magiche” di Gianna Nannini e Edorado Bennato «inseguendo un goal» o il pop di Vangelis con la sua “Anthem” che accompagnava i mondiali in Corea e Giappone. E anche quando gli inni lasciano a desiderare i tormentoni sono dietro l’angolo. È il caso di Germania 2006 che proponeva una loffissima “The Time of Our Lives” cantato da Il Divo e Tony Braxton. Quel mondiale passa alla storia, in Italia per “Siamo una squadra fortissimi” di Checco Zalone, e nel mondo per il “Po po po po” del tifo azzurro (che faceva il verso a “Seven Nation Army” dei White Stripes), coro talmente azzeccato da risuonare anche a tutte le partite dei mondiali brasiliani.
Poi ci sono i veri successi come “This time for Africa”, più nota come “Waka Waka”, di Shakira per i Mondiali di Sudafrica 2010. Inno perfetto, con tanto di balletto, e gran successo.
Quest’anno non fa eccezione. Anzi le canzoni proposte per Brasile 2014 sono tantissime. Quella ufficiale è “We are one” ed è particolarmente azzeccata. Canzone allegra che rimane in testa. Tanti bassi che obbligano a ballare e una garanzia: la presenza (insieme al rapper Pitbull e alla cantante brasiliana Claudia Leitte) di Jennifer Lopez.
L’unico momento degno di nota di tutta la cerimonia di apertura del torneo
Il capitolo dolente è il fronte italiano. Quattro le canzoni proposte. Una più brutta dell’altra o quasi.
Quella ufficiale della Fifa e della Nazionale è dei Negramaro. Si chiama “Un amore così grande”, titolo sanremese per un brano che col calcio in effetti centra poco o nulla. La definizione giusta è inutile (un collega mi consigliava termini più forti ma non approrpiati). Triste abbastanza per sapere che non sarà la canzone con cui la nazionale si carica prima di entrare in campo.
C’è poi la nuova proposta di Checco Zalone, “Tapinho”. Sempre ironica, cantata in portoghese maccheronico, ma molto al di sotto delle aspettative.
E qui arriviamo al derby Sky vs Rai. Cioè le due emittenti che propongono le partite dei mondiali.
Non c’è bisogno di analizzare le proposte e il modo con cui i due concorrenti coprono e propongono l’evento. Bastano i due rispettivi inni. Risulta tutto evidente.
La Rai, servizio pubblico, sceglie “La palla è rotonda” di Mina. Una samba nel cui testo sono riassunte (esattamente come il titolo) tutti i possibili luoghi comuni sul calcio. Noiosissima. Mina è sempre lei, può cantare tutto e i contrario di tutto. Ma la scelta è purtroppo in linea con lo stile Rai. Più che vointage proprio da rigattiere (quello che in milanese chiamiamo rutamat). Rimangono insomma fermi agli anni ’60, in tutto. Menzione speciale per i video (sono due, uno della cantante e l’altro della Rai). Mina sulla propria pagina Youtube ne propone uno con una sua foto in bianco e nero che va e viene. Non è neanche un video. La Rai invece ha optato per una sorta di caleidoscopio che distorce immagini calcistiche. In stile retrò (naturalmente) alla seconda visione consecutiva causa mal di mare e labirintite. Di una bruttezza clamorosa. Purtroppo (o per fortuna) non c’è su Youtube.
Sky invece dimostra, quanto meno, di essere più attenta ai tempi. La scelta cade su un rapper milanese (già questo la dice lunga). Il brano è “Maracanà” di Emis Killa. In sé la canzone è certamente povera. Ma riassume tutto quello che si chiede ad una canzone con queste finalità: è allegra, ballabile e, soprattutto, ha un ritornello che rimane in testa.
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