Nel centro storico di Siracusa, nel cuore dell’isola di Ortigia, ha sede l’Impact Hub, un luogo di progettazione e incontro (coworking) tra chi ha l’ambizione di rendere il Mediterraneo culla e fulcro dell’innovazione sociale. Tra chi lo popola si contano diversi “siciliani di ritorno” e “migranti al contrario”, professionisti dai profili variegati che sono rientrati in Sicilia per raccogliere (e lanciare) una delle più appassionanti sfide dei tempi moderni: rigenerare il tessuto sociale ed economico siciliano seguendo i principi dello sviluppo sostenibile e attivando processi condivisi di partecipazione dal basso e creatività.
«Qui c’è la voglia di riscattare una terra che ha una potenzialità pazzesca. L’impact Hub l’abbiamo visto sin da subito come un’arma per disinnescare i processi logori: è una piattaforma trasversale, eterogenea, collaborativa e ricca di competenze che ha la potenzialità di eliminare i preconcetti e i pregiudizi sul far qualcosa di nuovo in Sicilia» racconta Viviana Cannizzo, co-fondatrice e responsabile degli eventi dello spazio Hub. Mi spiega che l’idea di aprire un coworking in Sicilia, ispirandosi alla rete internazionale www.impacthub.net che costella ormai tutti i cinque continenti, è nata nel 2009 in occasione del G8 sull’ambiente a Siracusa, quando lei stessa radunò in un evento parallelo quei siracusani ambientalisti, artisti o innovatori che che già all’epoca stavano provando a lasciare un segno sul territorio.
Viviana ha studiato a Bologna e a Genova e ha lavorato a Milano. La scelta di rientrare a Siracusa l’ha maturata nel corso degli anni: «La prima volta sono tornata nel 2002, ma non avevo la convinzione necessaria per rimanere; sono quindi ripartita, per poi fare ritorno definitivamente nel 2007 con le idee un po’ più chiare su quello che volevo fare della mia vita».
L’avventura dell’Impact Hub ha avuto inizio nel 2010: supportato nei primi due anni da un finanziamento europeo, dall’inizio del 2014 lo spazio è in grado di gestirsi autonomamente nella forma di associazione di promozione sociale operativa in tutta la regione e di cooperativa che eroga servizi, avvalendosi di un team di gestione che cura la promozione degli eventi e degli spazi. «Questi 4 anni sono stati fondamentali per impollinare il territorio: non è stato facile e non lo è tutt’ora, ma oggi siamo un punto di riferimento per la comunità – spiega Viviana – Dal 2010 la città si è completamente trasformata, sia dal punto di vista dell’attivismo civico che della pubblica amministrazione, sempre più interessata a investire nel maggior potenziale siracusano, ovvero il turismo culturale. L’idea di avere un laboratorio sull’innovazione all’interno di una così piccola città non è più un’utopia».
Attraverso l’organizzazione o animazione di eventi e l’offerta di servizi specifici, l’Impact Hub promuove la nascita di un ecosistema collaborativo, di iniziative imprenditoriali e di nuove figure professionali. Fuori e dentro i suoi spazi, momenti di aggregazione e occasioni di formazione si alternano a percorsi di accompagnamento alla creazione di impresa o di accesso al credito e alla microfinanza. Un aspetto importante della sua ragione d’essere sta anche nella creazione di relazioni con gli altri attori del cambiamento siciliano: FabLab, altri spazi di coworking, startup sociali e culturali. «La Sicilia è piena di risorse nascoste, non solo archeologiche; per portarle alla luce bisogna trovare e creare sinergie» conclude la co-fondatrice.
Un approccio e un’identità glocale
Progettazione sull’utenza, progettazione di servizi di pubblica utilità, normalizzazione del linguaggio, modelli e processi replicabili di innovazione sociale, accesso al microcredito, impresa sociale, economia della condivisione: «Sono tutti argomenti semplici e persin banali in contesti come quello di Londra o San Francisco, ma pionieristici qui – la terra dei disservizi. Rappresentano infatti concetti rivoluzionari nello stile di vita e di pensiero mediterraneo, ribaltandone i punti di riferimento. Per questo non serve a niente limitarsi a tradurli dall’inglese all’italiano: perché siano davvero compresi, bisogna introdurli poco a poco. Ed è proprio questa la nostra sfida» dice Vincenzo Di Maria, professione service designer, il secondo “siciliano di ritorno” dell’Impact Hub di Siracusa che intervisto.
Lui in realtà si definisce “cervello in transito” dal momento che, nonostante il ritorno in Sicilia nel 2013 che lo ha portato a «riposizionarsi dalla iper-connessa Londra al centro del Mediterraneo», continua a circolare per il “paese-Europa” che non smette di offrirgli occasioni di apprendimento e crescita. «Più mi muovo ed entro in contatto con nuove realtà – spiega – più aumentano i progetti che vorrei importare e adattare al territorio siciliano, a questo contesto così complesso che ha da affrontare le emergenze piuttosto che la progettazione strategica sul lungo periodo. So che il processo sarà lungo e che a noi ‘pionieri’ è richiesta una grande umiltà e capacità di ascolto di quelli che sono i bisogni reali della gente».
Vista l’identità dei suoi componenti, è un approccio glocale a dare il ritmo all’Impact Hub: un approccio trasversale che punta alla creazione di reti e sinergie, al confronto, all’incontro e alla contaminazione, capace di fare gemmare idee in persone che hanno voglia di darsi da fare in tutta la Sicilia.
Non a caso, l’Hub è diventato polo d’attrazione non solo per quei siciliani che decidono di tornare a vivere nella regione natale, ma anche per quei “forestieri” che, per inseguire un sogno, sono disposti a lasciare un contratto a tempo indeterminato e andare a vivere in Sicilia. È il caso, come mi racconta Viviana, dei protagonisti di due progetti di impresa che il team dell’Hub sta accompagnando: un misto di milanesi e siciliani che tra Siracusa e Ragusa vogliono aprire un ostello “insolito”, attento a offrire agli ospiti uno sguardo inedito sulle bellezze siciliane, e un bike-hostel rivolto ai ciclo-turisti che affollano sempre più le strade sicule.
Un’altra manifestazione della glocalità dell’Impact Hub di Siracusa sta nelle sue varie collaborazioni con la pubblica amministrazione. Viviana e Vincenzo mi citano tanti esempi: come la Gov Jam organizzata a Scicli nel 2013 (evoluta poi l’anno successivo nella Scicli Service Jam), maratona creativa che deriva da un format internazionale, durante la quale gli attori dell’amministrazione locale (non solo dipendenti pubblici, ma anche cittadini) si mettono intorno a uno stesso tavolo per provare a risolvere problematiche di ordine locale. O come il progetto europeo sulla open innovation GeniUS, che mette in rete le città di York, San Sebastian, Tallin e Siracusa nell’impresa di – si legge sul sito – “sbloccare il potenziale creativo e valorizzare le conoscenze e le intelligenze collettive presenti allo scopo di individuare e co-progettare soluzioni innovative alle sfide ed alle problematiche che la città si pone”.
Per concludere, una delle prossime attività in cui l’Impact Hub si cimenterà (fuori dalla Sicilia, a dimostrare l’attenzione al mescolarsi e al creare più connessioni possibile) è quella del workshop TedX Adventures – The future of work nella cornice del TedX Caserta (dal titolo emblematico di Global Contamination) che si terrà il 6 febbraio alla Reggia di Caserta. Il tema dei nuovi modelli di lavoro sarà al centro dell’arena che vedrà confrontarsi giovani, neolaureati e professionisti di diversi settori con coetanei e colleghi campani che vivono all’estero, con l’obiettivo di uscire dalle proprie realtà circoscritte e farsi contaminare positivamente dalle pratiche di chi vive altrove.
Insomma, che sia giunto il momento di innalzare la Sicilia della Valle dei Tempi a degna concorrente dell’inflazionata Silicon Valley californiana?
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