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Carcere: appello ai partiti, al Parlamento, ai movimenti

Il volto oscuro e dimenticato della “questione giustizia”

di Redazione

«Impossibilità di svolgere attività fisica, di leggere, persino di stare in piedi tutti insieme nella stessa cella, esclusione dell’80% dei detenuti dalle attività lavorative e scolastiche; Insufficienza di fondi per fare fronte alle esigenze minime dei detenuti sul fronte della sopravvivenza elementare (sanità, alimentazione, vestiario, pulizia personale); Carenze strutturali delle condizioni igienico-sanitarie con aumento di tutte le patologie; Aumento della tensione e degli episodi di autolesionismo; Definitivo affossamento di qualsiasi politica volta a fornire gli strumenti materiali affinché un detenuto possa reinserirsi nella società, cioè mancanza della possibilità, per la maggioranza dei detenuti, del supporto da parte di educatori, psicologi, assistenti sociali; Carichi di lavoro sproporzionati per tutte le categorie impiegate nel carcere». Dal 9 settembre in numerose carceri i detenuti hanno cominciato una protesta, rigorosamente pacifica ma anche estremamente determinata nel denunciare la generalizzata situazione di invivibilità e la crescente disperazione in cui si trovano a vivere. Il brano sopra riportato, tratto da un documento uscito in questi giorni da uno dei penitenziari che stanno attuando la protesta – variamente articolata in scioperi del vitto, del lavoro, ?battitura? dei cancelli ? descrive solo alcuni dei gravi problemi, carenze, talvolta vere e proprie illegalità che caratterizzano la condizione di detenzione. Una protesta inevitabilmente ?senza festa?, stante la drammaticità dei problemi: anche questa estate il bilancio dei suicidi dietro le sbarre conferma il sensibile aumento delle morti dopo la delusione del mancato provvedimento di amnistia e indulto. Problemi annosi, non di rado ignorati e comunque pervicacemente irrisolti da parte di chi avrebbe il dovere istituzionale di porvi rimedio e anche di chi dovrebbe avere la responsabilità e lungimiranza politica per dare risposte legislative urgenti, a cominciare da un provvedimento con efficacia deflativa. Il nostro primo appello è infatti al potere legislativo e alle forze politiche perché si facciano carico di tutto ciò. Specialmente nel momento in cui i problemi della giustizia diventano e rischiano di diventare sempre di più un terreno di scontro lacerante, più che una ricerca di soluzioni e di nuova efficacia. Allo stesso tempo, e proprio nel momento in cui parti significative della società e dei movimenti di impegno civile, con l?adesione e l?apporto di esponenti e forze politiche, organizzano una ?Festa di protesta? ci sembra utile e doveroso richiamare un?attenzione concreta e convinta anche sul sistema penitenziario e sul condensato di ingiustizie, sofferenze e ? ribadiamo- spesso illegalità che, in larga misura, lo caratterizzano. Senza di ciò ogni ragionamento e iniziativa sul tema della giustizia rischia di essere monco o reticente. Tossicodipendenti, immigrati, affetti da AIDS e da altre gravi patologie, malati psichici costituiscono infatti la grande maggioranza della popolazione detenuta e delle 80.000 persone che, mediamente, entrano in carcere ogni anno. Per loro, la legge non è uguale. E non da oggi. Per loro il carcere è luogo di ulteriore emarginazione, sofferenza, malattia e morte, la legge è inflessibile e rigorosa; la sanzione penale è certa e immancabile. Per loro e con loro, vogliamo allora sollecitare le forze politiche, il parlamento, la società civile e i movimenti a un nuovo, urgente e incisivo ?soprassalto di attenzione?, a nuove, urgenti e risolutive misure di umanità e giustizia che garantiscano rimedio al sovraffollamento, dignità e reinserimento sociale. Prime adesioni: Stefano Anastasia, pres. Antigone, per i diritti e le garanzie nel sistema penale Cecco Bellosi (dir. Comunità Il Gabbiano) Tom Benettollo (pres. Arci nazionale) Carmen Bertolazzi (pres. Arci Ora d’Aria) Gianfranco Bettin (prosindaco di Mestre) Riccardo Bonacina (direttore editoriale Vita) Franco Corleone (pres. Forum Droghe) Sergio Cusani (Associazione Liberi) Ornella Favero e Redazione di Ristretti Orizzonti (giornale carcere di Padova-Venezia) Livio Ferrari (pres. Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia) Corrado Mandreoli (Uff. Politiche sociali ? Camera del Lavoro – Milano) Don Vittorio Nozza, Caritas Italiana Toy Racchetti e Redazione di Facce & Maschere (giornale carcere San Vittore) Susanna Ronconi (Rete ?La Libertà è terapeutica?) Sergio Segio (Gruppo Abele di Milano)

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