Economia
L’International New York Times dedica la prima pagina al gioco d’azzardo in Italia
Articolo di Elisabetta Povoledo, International New York Times, 27 dicembre 2013, pag. 1 e pag. 3. Traduzione di M. Esposito
MOLTI PENSANO CHE CON L’AZZARDO L’ITALIA STIA GIOCANDO UNA MANO PERDENTE
I giochi d’azzardo sono sempre più diffusi tra la popolazione, ma i costi ricadono sulle persone e sulla società
Rinomata per la sua antica università e un celebrato monastero rinascimentale, questa città lombarda (ndt Pavia) a 25 miglia a sud di Milano si è fatta negli ultimi anni la reputazione di capitale italiana del gioco d’azzardo.
Slot machine e Video Lotterie (VLT) si trovano dappertutto: bar, tabaccherie, stazioni di servizio, centri commerciali, … senza contare le 13 sale gioco dedicate. Si calcola che ci sia un apparecchio slot/VLY ogni 104 dei 68.300 abitanti.
I critici attribuiscono alla concentrazione di slot machines l’aumento del numero di casi di persone che hanno sviluppato forme croniche di GAP (gioco d’azzardo problematico) che – con la scia di casi di violenza domestica, divorzi, depressione, indebitamento e bancarotta – sono stati registrati a Pavia dagli operatori sociali. Ma, sotto molti punti di vista, Pavia è solamente l’esempio più estremo degli effetti della diffusione del gioco d’azzardo in Italia dopo che il legislatore, circa 10 anni fa, ha significativamente ridotto i limiti regolamentari a cui è sottoposta l’industria dell’azzardo.
In questo periodo, l’Italia è diventato il maggiore mercato dell’industria dell’azzardo in Europa e il quarto nel mondo, dopo USA, Giappone e Macao.
Adesso alcuni cittadini italiani, qui a Pavia e altrove, hanno iniziato a dire basta. In ottobre, la Lombardia è diventata la sesta regione ad approvare una nuova legislazione volta a contenere il gioco d’azzardo e ad assistere i ludopatici. Dozzine di Comuni hanno compilato regolamenti volti a limitare il gioco, come ad esempio riducendo gli orari di apertura.
L’esplosione del gioco d’azzardo “sta devastando i territori” ha detto Simone Feder, psicologo e fondatore del movimento di protesta “no-slot” a Pavia, il cui obiettivo è bandire le slot dai pubblici esercizi. “E’ una anti-economia che impoverisce perché non diffonde il denaro, ma lo risucchia via”.
Con una situazione economica ancora debole, per la prima volta quest’anno la spesa in gioco d’azzardo, come altre forme di spesa per consumi, si è ridotta, ma è comunque stimata in 85,4 mld di euro per il 2013. In media una famiglia italiana dedica 1/8 della propria spesa per consumi ai giochi, 4 volte di più di 15 anni fa, afferma Maurizio Fiasco, un sociologo e membro della commissione nazionale anti-usura.
I residenti nella provincia di Pavia appartengono ad una regione ricca e spendono circa 3.000 euro all’anno in giochi, più del doppio della media nazionale di 1.200 euro, secondo un rapporto pubblicato in dicembre dalla agenzia di stampa Agimeg. Molti attribuiscono questi trend crescenti alla facilità con cui si può accedere alle slot.
“Non c’è più distinzione tra azzardo e vita quotidiana” sostiene Fiasco. “ Non c’è alcuno spazio separato e dedicato all’azzardo, che è invece dappertutto”.
I nuovi tentativi di arrestare l’avanzata delle slot machine ha messo una miriade di comuni e governi regionali, che subiscono direttamente il costo sociale della dipendenza dal gioco d’azzardo, in rotta di collisione con il governo centrale, che invece si è trovato a dipendere dalle entrate erariali generate dal gioco d’azzardo nell’ordine degli 8.1 mld di euro all’anno.
“Il governo riceve i profitti, i territori pagano il conto”, dice Angelo Ciocca, un consigliere regionale della Lombardia che ha sostenuto la recente legge regionale volta a regolamentare l’industria del gioco.
E in dicembre, parlamentari che raramente riescono a mettersi d’accordo su qualcosa si sono uniti per far passare un emendamento in Senato che tagliava i trasferimenti alle regioni e ai comuni che implementano regolamenti anti-slot. Questa mossa ha provocato una reazione di pubblica indignazione così vasta che il Primo Ministro, Enrico Letta, l’ha definita “un errore” e successivamente l’emendamento è stato revocato quando il decreto è passato alla Camera.
“I concessionari si sentono protetti dal governo, sanno che il governo li spalleggia”, afferma Ciocca. “Ci sono interessi enormi”.
Nel 2001, la raccolta netta, cioè la differenza tra le somme giocate e le somme vinte, ammontava a 5,6 mld di euro. Nel 2012 la raccolta netta dell’industria quadruplicata a 22.4 mld, stando a dati di Global Betting & Consultants.
I funzionari pubblici che sovrintendono al gioco d’azzardo sostengono che la regolamentazione dell’industria ha sradicato una decina dianni fa un mercato in gran parte controllato dal crimine organizzato. Allora, essi sostengono, l’Italia aveva tra le 600.000 e le 800.000 macchinette da videopoker illegali che competevano con il gioco pubblico: lotto, lotterie, corse dei cavalli e Totocalcio, la popolare schedina usata per scommettere sulle partite di calcio della domenica pomeriggio. In Italia esistevano anche quattro casino.
Oggi, ci sono 380.000 slot machine e 50.000 VLT sparse sul territorio nazionale, le eredi legali del mercato nero del videopoker. Quasi l’80 percento delle slot sono posizionate nei bar e nelle tabaccherie.
“Si può giocare ovunque, ci sono slot machines anche nelle farmacie”, dice Roberto, un ex-giocatore che adesso aiuta altri giocatori a liberarsi dalla dipendenza da gioco a Pavia.
“Quando c’erano solo i casino, almeno dovevi viaggiare per arrivarci e così ci andavi solo poche volte all’anno”. Roberto è un nome di fantasia perché lui vuole risparmiare alla sua famiglia un’altra vergogna.
Roberto era un manager di un’azienda multinazionale che andato in pensione si è trovato con troppo tempo libero a disposizione. Roberto è stato rapidamente “ipnotizzato” dalle slot machine del bar del paese vicino a Pavia dove lui risiede. Ha finito per perdere 20.000 euro e la famiglia, prima di entrare in un programma di riabilitazione alla Casa del Giovane un centro specializzato in dipendenze e diretto dal Sig. Feder a Pavia.
“Ti accorgi di perdere solo quando sei rimasto con il tuo ultimo euro”, Roberto racconta. “ Una cosa è auto-distruggersi, tutta un’altra cosa è distruggere la tua famiglia”.
Uno studio del 2012 dell’Università di Roma ha stimato che 790.000 italiani sono a rischio di sviluppare forme di dipendenza dal gioco d’azzardo, come definite da due metodologie riconosciute internazionalmente che valutano i giocatori a rischio misurando, ad esempio, la loro propensione all’indebitamento eccessivo o il tempo dedicato al gioco. I funzionari pubblici sminuiscono queste stime notando che meno di 7.000 italiani sono stati trattati per sindrome da gioco d’azzardo patologico nei centri clinici statali per le dipendenze.
“Non è una questione di emergenza sociale; non è una epidemia” afferma Massimo Passamonti, il presidente di Sistema Gioco Italia, che rappresenta le aziende operanti nel settore del gioco in Italia. Anche la categoria dei giocatori problematici è “in linea con altri paesi Europei”, afferma.
I funzionari pubblici argomentano anche che la stima del pay-out lordo (ndr la percentuale delle somme vinte sul totale giocato) è elevata e può raggiungere il 98 percento delle puntate nel gambling online. Per le VLT il pay-out per legge non può essere inferiore all’85% e questo è ciò che rende le macchine così popolari.
C’è accordo tra i funzionari pubblici, tuttavia, sul fatto che il mercato italiano è maturo e che è arrivato il momento di ristrutturarlo. L’organizzazione del Sig. Passamonti ha proposto che il governo esamini e riduca il numero dei posti dove si può giocare, riduca significativamente il numero delle slot e il numero di slot nei locali che non siano appositamente dedicati al gioco.
Una regolamentazione più severa su una industria che direttamente o indirettamente impiega 200.000 lavoratori sarebbe controproducente, dicono i rappresentanti dell’industria.
“Il ritorno alla proibizione significherebbe il ritorno alla illegalità”, dice il Sig. Passamonti.
In ogni caso, sarebbe difficile convincere le migliaia di bar e altri piccoli commercianti a eliminare le slot e i ricavi che da esse derivano sotto forma di percentuale sulle puntate. In Lombardia, il governo regionale offre incentivi fiscali. Ma molti bar temono che se rimuovono le slot dai propri locali, i clienti si spostino negli altri bar che invece le mantengono.
“Le persone giocavano per passione – non si rovinavano. Oggi è diventata una malattia” afferma il padrone di un bar, che ha chiesto l’anonimato perché in causa con i concessionari delle slot che sta cercando di rimuovere dal proprio locale.
“Il mio bar era un posto dove le persone venivano per bere un caffè, non n posto di slap, dum, dum, slap” dice, imitando il suono di una delle sue slot.
“Io vedo che le persone stanno male”, dice spiegando la sua decisione di cercare di rimuoverle “ Mi sono spaventato”.
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