Scelsi una volta il profit e ci aggiunsi il non, da lì un’altra VITA?

di Elena Cranchi

E’ curioso.

Il NON sottende una negazione, una privazione.
Senti pronunciare “NON” e vieni sopraffatta subito da un impellente bisogno di fare ciò che il predicato è limitato nel fare.
Una piccola parola nega, esclude o capovolge il contenuto dell’intera frase.
Non correre! Non mangiare! Non ridere!
Ogni comando nasconde un’immagine che ti si espande nella testa.

Vedi prati erbosi, senti profumo di pane appena sfornato, senti una mano sulla tua bocca e crampi nello stomaco.
Vai oltre e affoghi solo nel “verbo” e nel suo significato che ti sembrano l’unica cosa da perseguire.
Il tuo salvagente ha la forma del NON e qualcuno da lontano te lo lancia.
Ho lavorato 10 anni nel Profit e quindi in quell’espansione affermata e legalizzata del profitto.
Mi occupavo di creme, shampoo, contorni occhi, balsami e profumi.
Ero nel Paese dei balocchi.
Inebriata dalla vacuità della bellezza mi sollazzavo su amache di superficialità.
Poi un giorno il mio destino si è palesato.
La mia vita personale ha incontrato quella del Mondo. O per meglio dire, ho iniziato a pensare che ciò che capitava, lontano da me, avesse a che fare anche con me e il fatto stesso che ne avessi la consapevolezza, comportava un mio intervento.
Ero affogata in una “banalissima” crisi personale che mi avvicinava a mondi, culture, emergenze prima di allora nemmeno vedute.
Per sopravvivere dovevo afferrare il NON e NON mi ha salvata.
Cioè non volevo dire che il NON non mi ha salvata, NON mi ha salvata.
Ripeto: NON mi ha salvata.
Vi starete chiedendo cosa io intenda dire.
E ne avete ben donde.

Quindi scusatemi. E’ solo che il “NON” non è un nome, quel “NON” non ha la dignità di un contenuto.
Quindi anche se nega il profitto ci traghetta là ( e non ci salva) e ci avvicina alla stessa amaca di superficialità sulla quale ondeggiavamo, tempo prima.
Profit e Non Profit paiono (proprio grazie a quel NON) quasi identici proprio perché è il denaro che permette a obiettivi, seppur in questo caso dicotomici, di sopravvivere.
Le aziende inventano bisogni, mode per fare soldi.
Tutto il resto (associazioni, onlus, fondazioni, cooperative) dovrebbe fare soldi per rispondere a bisogni esistenti e urgenti.
Ecco perché, solo qui ed ora, posso avere finalmente una nuova “VITA”, grazie a NON SOLO PROFIT.
Già, perché occuparsi degli ultimi, degli emarginati, degli scartati, dei malati, dei bambini abbandonati NON E’ SOLO PROFIT.
E’ qualcosa che ha più a che fare con il sentirsi SOLO e non volerlo essere.
Questo è ciò che io voglio perseguire.
Questo è ciò che mi permette di rimettere nell’armadio l’amaca e sdraiarmi per terra, accanto a tutti gli altri.

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