Sono proprio fiduciosa e sento un bisogno impellente, un’urgente urgenza (non è un errore ma un evidente rafforzativo) di condividere questo mio stato d’animo con voi, cari sopravvissuti del vecchio anno.
In questi primi giorni del 2014 mi sono abbuffata di magnifiche frasi sulle cose da fare, da dire, da iniziare. Poi mi sono gettata famelica sulle appetitose cose da non fare, da dimenticare, da non volere più e da seppellire insieme al corpo del defunto 2013.
Sono stata una testimone silente (io di propositi spropositati non ne ho fatti) di una globalizzazione tale di sogni e di frasi fatte da vivere di rendita, linguistica e onirica, per i prossimi 50 anni.
Chi l’avrebbe mai detto? Ti addormenti esausta, gonfia di cibo, strabordante di bollicine e ti ritrovi pervasa da un’ondata di entusiasmo e ottimismo. Digestivi efficacissimi.
Non c’era alcuna continuità tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, e quindi tra il 2013 e il 2014. Hai dato l’ultimo saluto al Medioevo e accolto il Rinascimento.
Alle 23.59 (del 31 dicembre) c’è stato l’inizio della svolta. Alle ore 24.00 (del 1 gennaio) sei entrata in una nuova dimensione spazio temporale.
Ti sei svegliata, anzi Risvegliata. Tutto in te è ormai rinnovato così come nelle persone che ti gravitano intorno. Sono talmente “nuove” che alcune fatichi a riconoscerle.
I disfattisti abbandonano l’espressione sardonica e vengono accarezzati da un sorriso languido, i pessimisti ciondolano ripetendo “andrà tutto bene!”, gli inconsapevoli sventolano come feticisti biancheria intima rossa, mimando riti propiziatori, i cattivi diventano buoni e i buoni ovviamente santi.
Poi accendi la televisione, leggi l’Ansa, sfogli i giornali.
Il nostro “nuovo” Presidente Napolitano ha espresso la sua vicinanza a (vecchie) realtà sociali dolorose, ha citato le lettere di (vecchie) persone in difficoltà, ha chiosato con la parola cambiamento, la “nuova” politica si è congratulata per questo segnale di sensibilità e ottimismo affermando che non verranno mai più commessi gli errori (vecchi) del passato, i media, a parte i botti di Capodanno e gli incidenti sulla neve, si stanno occupando dei (nuovi) saldi sulle cianfrusaglie (vecchie).
In Siria pare che la guerra sia finita, del Sud Sudan si parla poco, La Repubblica Centrafricana è scomparsa e del resto del mondo… beh il resto del mondo è resto, quindi scarto. Perché occuparsene?
Tutto bene, quindi. Andiamo alla grande!!
Ecco perché sono assolutamente convinta che anche per il Non Profit avverrà la trasformazione che tutti stavamo aspettando.
Non so se sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno, non so nemmeno se ogni Cristo scenderà dalla croce e se anche gli uccelli faranno ritorno ma so con certezza che sarà tutto bello, positivo, giusto.
E vedremo i primi segni, di questa Nuova Era, proprio Noi, gli operosi operai del Non Profit. Ho già le lacrime agli occhi.
Pare addirittura che anche il NON (quello che rovina e nega ciò di cui abbiamo più bisogno, cioè il Profit) stia pensando di andarsene lasciando spazio a qualcosa di più aperto, grande, adatto al nuovo anno. Si è prontamente candidato il PIU’ e penso che alle Primarie Non Solo Profit voterò per Lui.
Si! Sono convinta che Più Profit sarebbe un nome perfetto per ciò di cui ci dobbiamo occupare.
Vivremo finalmente nell’epoca in cui donare e aiutare il prossimo sarà un po’ come lavarsi i denti al mattino. Un dovere, un gesto quotidiano che ci darà quel PIU’ che ci mancava.
Ecco quindi cosa accadrà (darei spazio alle aziende, al cosiddetto profit. Ubi maior…)
Da domani non verremo più trattati come:
tour operator,
volontari inesperti,
scarti del profit assorbiti da non si sa bene chi e perché,
stalker,
agenzie di comunicazione e ufficio stampa,
società specializzate nel trovare testimonial a costo zero,
società specializzate in eventi,
agenzie a supporto della forza vendita,
Non dovremo rispondere a domande come:
“Possiamo cambiare il vostro logo? Quel colore stona con la nostra immagine. Il nome è troppo lungo. E se mettessimo un po’ di rosso, ma solo qua e là? Non possiamo tagliarlo?”
“Ci servirebbe un bel progettino da sostenere in Egitto. Ce l’avete? Dovremmo aprire uno stabilimento e dimostrare che siamo vicini alla comunità locale!”
“L’Italia non ci interessa, vogliamo allargare il nostro business in Africa”
“L’Africa? No per carità. Siamo un’azienda italiana. Se aveste qualcosa nel sud Italia, sarebbe meglio”
“Soldi per l’infanzia? Come facciamo? Abbiamo talmente tanti cassaintegrati che farebbero una Rivoluzione”
“Ci sarebbe un nostro negozio a Roma. La crisi ne ha diminuito le vendite. Se portaste la vostra testimonial a inaugurare il progetto, potremmo davvero comprare quell’altalena che abbiamo promesso ai vostri bambini”
“Vogliamo 4 pagine sul Corriere della Sera! Se ce lo garantiste, sarebbe più semplice sostenere il vostro progetto!”
“Vorremmo tanto aiutarvi ma la nostra direzione chiede la condivisione della mailing list dei vostri grandi donatori. E’ la conditio sine qua non …”
“Avete bisogno di soldi? Impossibile! Al massimo possiamo darvi i resti della produzione degli anni scorsi”.
Sentiremo invece solo queste soavi parole:
“Diteci di cosa avete bisogno e quando!”
“Ufficio stampa? Non preoccupatevi. Lo faremo noi!”
“I testimonial non ci servono. Faremo e pagheremo la pubblicità per questo importante progetto!”
“Evento?? Assolutamente no. Non spenderemo soldi inutili. Preferiamo aumentare il budget a voi dedicato”
“Scegliete voi il progetto da sostenere!”
“Siamo al vostro servizio!”
“Grazie per quello che fate!”
Vedete cari sopravvissuti cosa si deve inventare per continuare a sperare?
L’anno che è arrivato tra un anno passerà.
Io mi sto preparando, questa è la sola triste verità.
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