Io non sono la persona adatta per ricevere proposte di questo tipo, presentate in questo modo. La mia acidità e il mio cinismo si divertono ballando il rock acrobatico, sul mio delicato stomaco. Non va bene, soprattutto quando il Governo è caduto, non ci ho capito nulla ma so solo che l’INFANZIA non sarà l’obiettivo dei primi 4 mesi del nuovo Presidente del Consiglio.
Ore 17.15: ricevo una telefonata da un numero sconosciuto (devo ricordarmi di non rispondere mai).
“Buongiorno dottoressa, la disturbo per comunicarle che la sua Associazione è stata nominata tra le migliori PRO- INFANT. Grazie al vostro nobile e UMANITARIO lavoro, a SERVIZIO DELL’INFANT, saremmo lieti di avervi graditi ospiti per la consegna del Premio The Best Pro Infant”.
Avendo udito, con le mie orecchie, tutte queste parole, una dopo l’altra e per di più, nella stessa frase (per comodità le ho fatto rivivere nel fastidioso Maiuscolo), sorrido e penso a quale navigante dell’oceano Non Profit mi stia facendo questo simpatico scherzo.
La signorina che non rivela un accento spagnolo, ha detto più volte INFANT, peraltro senza E.
Non può essere che uno scherzo; quindi sto al gioco.
“Scusi? Non ho capito, potrebbe ripetere?!”
Non ho capito lo uso spesso quando sono in difficoltà. Ho notato che, in alcuni casi, mette a proprio agio l’interlocutore. L’ignaro, pensando di avere a che fare con una minus habens, abbassa le difese e si svela. In questo caso mi aspetto una fragorosa risata che chioserà la conversazione.
“Beh, dunque.. Noi siamo la PRIMA Società specializzata in MATRIMONI e vorremmo istituire, nel MAGNIFICO Palazzo, quello appena restaurato nel centro di Roma, il Premio per le MIGLIORI Associazioni: The Best Pro INFANT.”.
MATRIMONI e INFANT sono le parola con le quali la conversazione telefonica navigherà su acque dapprima agitate e poi assolutamente ingovernabili. Io perirò annegando sicuramente nell’INFANT, non PRODIGE.
“Ma che iniziativa interessante! Mi dica di più!”. No. Non si tratta di uno scherzo, non c’è nessun Cruciani del Non Profit alla regia, è purtroppo tutto vero.
Lei continua imperterrita: “Ci saranno tutti: Severgnini, Signorini, Marini, Filippo Magnini, che so essere il vostro testimonial, e poi tanti giornalisti, televisioni, radio. Sarà una festa PAZZESCA per 250 persone!!”.
La facilità con cui lega nomi e professioni mi rapisce e in un attimo vorrei essere nel suo ufficio a scegliere Tovaglie e Bomboniere per i suoi matrimoni pazzeschi.
Invece sono qui a sentirla snocciolare cognomi altisonanti tra cui Magnini, che confesso di non aver mai provato nemmeno a contattare.
Continuo come se non ci fosse un domani: “Mamma mia! Che onore essere l’UNICA Associazione premiata”.
L’uso di quell’UNICA non è affatto casuale.
“Ma no. Sarete premiate tutte, ma solo le migliori. Non si preoccupi! Ci saranno questa e poi quella e poi quell’altra. Come non premiare poi quella e quell’altra ancora e ovviamente questa qui e questa qua..!”
Non vi riporto i nomi delle altre associazioni perché sono tutte quelle la cui brand awareness non è sicuramente un problema.
“Ah immaginavo. Ma come nasce questa iniziativa?” domando con nonchalance.
“Visto che me lo chiede glielo dico: l’idea è del signore X che ha perso la moglie Y per una terribile malattia. Una tragedia. Vuole comprare un macchinario per la prevenzione. Ha appena fondato una Onlus ma è ancora giovane e sconosciuta. Perché quindi non replicare un format vincente americano? Sono stata io a proporglielo: un bel Premio e voilà!”.
Dice proprio così: “E Voilà”.
Io annuisco ormai inebetita e accenno un: “Ma che brava! Giusto! Infatti perché non replicare il Format e soprattutto perché non raccontarmi l’esegesi?”.
Lei inorgoglita continua: “Ci saranno tanti sponsor, o almeno speriamo. Ma la vostra presenza INCURIOSIRA’ sicuramente la stampa e sa, è tutto un passaparola!”.
“Non dubito; se poi tutti gli uffici stampa delle Associazioni comunicheranno il Premio e magari porteranno un testimonial o un giornalista… sa che successo?”
“ESATTO!! Sono tanto felice di parlare con lei”.
“Sì, immagino. Mi permetta un’ultima domanda: la cena di gala è gratis?”
“Certo che no! E noi come lo compriamo il macchinario? Fundraising, dottoressa. Fundraising!”
“Ah, si scusi, Fundraising” sussurro.
“L’aspetto. La farò chiamare dal mio ufficio stampa per i dettagli”.
“Ma scherza? Pensa veramente che io sia scema? Chi siete? Matrimoni?? Usate NOI per fare fundraising? E voi cosa ci guadagnate? Dove andranno i macchinari? Come si chiama la Onlus? Cosa farete dei fondi? Dov’è lo statuto? Il Bilancio?” Mentre dico tutte queste cose lei ha riattaccato.
Un bouquet l’aspettava.
Attenzione amici, attenzione. Le vie del fundraising, a volte, sono “finite”.
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