Mondo

Sulla soglia del bagno

di Wael Farouq

Il ragazzo era seduto tutto intento a personalizzare il suo nuovo dispositivo elettronico, uno smartphone di nuova generazione; e siccome era un ragazzo religioso, fra le cose che meglio rispecchiavano i tratti della sua personalità non poteva certo mancare il download del nobile Corano. Durante il download, avvertì un movimento di viscere, quel movimento familiare che sempre precede una delle azioni più primitive e, al tempo stesso, più importanti dell’essere umano. Il ragazzo si trattenne fino alla fine del download, poi si diresse verso la stanza da bagno, ma si fermò a metà strada. Poteva entrare in bagno con il cellulare, ora che conteneva il nobile Corano? Non era una violazione della sacralità del Libro Sacro? Con le viscere che si torcevano dal dolore, e la mente che si torceva dall’incertezza, il ragazzo inviò una domanda a una delle tante pagine per la richiesta di fatwa diffuse sui social network, chiedendo a uno sheykh virtuale di emanarne una che lo tirasse fuori dal profondo abisso spalancatosi fra il suo cellulare e le sue viscere.

Fino a cinquant’anni fa – in società dove gli analfabeti erano oltre tre quarti della popolazione – la fatwa era una necessità vitale, ma la mancanza di tecnologia imponeva a questi analfabeti di pensare e giudicare da sé gli affari della propria vita quotidiana. Il viaggio verso i centri urbani costava una fortuna e richiedeva lungo tempo, per cui ogni persona, alla luce delle poche informazioni che possedeva, doveva formulare da sé un giudizio che soddisfacesse la propria coscienza e quindi Dio.

Oggi, i moderni mezzi di comunicazione offrono a tutti la possibilità di ottenere una fatwa per il proprio caso speciale. Di conseguenza, non si è più tenuti a pensare, soppesare, argomentare. La modernità ci ha messo a disposizione una tecnologia che ha definitivamente districato la religiosità dalla razionalità. Con la disponibilità di mezzi di comunicazione moderni, Dio ha reso agevole ottenere una fatwa in ogni momento, in ogni luogo e su qualsiasi argomento, per quanto quest’ultimo possa essere personale e specifico al richiedente. Ciò contraddice quel che l’islam considera una delle sue peculiarità più importanti, cioè l’assenza di un clero mediatore accompagnata dal principio che afferma: “Consulta il tuo cuore, anche se le persone ti danno il loro parere”. Perché è il cuore dell’essere umano l’autorità ultima che giudica il suo operato.

Quel ragazzo, incerto sulla soglia del bagno, non è né senza istruzione, né senza finanze, né senza intelligenza, però è figlio di una cultura in cui la vittoria della religione come ideologia ha portato alla distruzione di qualsiasi possibilità di praticare una religiosità fruttuosa e creativa per la persona; per altro verso, egli vive secondo i dettami di un mondo occidentale in cui la sconfitta della religione come ideologia ha tuttavia portato all’esclusione dalla vita pubblica della religiosità, che ha così perso la funzione di produrre significato per la persona e la società. La più grande sconfitta della religione è la sua trasformazione in ideologia e non importa che questa vinca o perda, la sua prima vittima sarà senza dubbio la persona.

Lo sheykh virtuale rispose alla domanda del ragazzo, sospeso fra il cellulare e il bagno, con un’altra domanda: “Hai memorizzato qualcosa del nobile Corano?” “Certo”, rispose il ragazzo sorpreso. Lo sheykh, a questo punto, emanò la sua fatwa: il ragazzo non avrebbe dovuto portarsi in bagno né il cellulare né la testa.

 

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