Welfare

Oltre l’ospedale

È il caso soprattutto delle cure oncologiche,per pazienti terminali o le cosiddette cure palliative.

di Vito Noto

Da tempo vado sostenendo che l?unica modalità che garantisce un reale sviluppo delle cure domiciliari è che le cure stesse rappresentino un servizio sostitutivo o perlomeno alternativo al ricovero ospedaliero. Solo in questo modo, infatti, non costituirebbero costi aggiuntivi e solo allora avrebbero raggiunto dignità di cure primarie finanziate con regolarità. Fino ad oggi, invece, la stragrande maggioranza delle esperienze di cure domiciliari non solo non si sono mai poste l?obiettivo di essere alternative a un ricovero, ma più spesso si sono indirizzate su nicchie patologiche estremamente specialistiche, di settore insomma. È il caso soprattutto delle cure oncologiche, per pazienti terminali o le cosiddette cure palliative. Ma dove va a finire la massa di anziani che ha il solo torto di ammalarsi perché invecchia? Questa moltitudine grigia che non ha nessun cartello che segnali una specifica patologia o handicap ma che, se ospedalizzato, a causa del perverso meccanismo dei Drg, viene ?dimesso? , spesso piagato e non raramente compromesso nelle sue funzioni psicosensoriali? Chi si occupa di questa maggioranza silenziosa per la quale il diritto alla salute è quotidianamente negato e calpestato? Sotto questa prospettiva a chi vanno i 150 miliardi della Bindi se non ancora alle emergenze sanitarie che godono di maggiori ?protezioni?? geriatra, primario al Pio Albergo Trivulzio di Milano


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