Cultura

Due cardinali denunciano. Il libero mercato non è il paradiso

Dopo i fatti dell'11 settembre. Un anno di Chiesa controcorrente. (di Gianni Cardinale)

di Redazione

La tragedia dell?11 settembre 2001 e la conseguente guerra al terrorismo scatenata dagli Stati Uniti non hanno monopolizzato i pensieri e l?azione della Chiesa cattolica. A cominciare dai suoi vertici. Illuminante in questo senso quanto disse Giovanni Paolo II a gennaio, in occasione dell?usuale discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, la più importante allocuzione pontificia annuale su argomenti di politica internazionale. Nell?occasione papa Wojtyla ha ricordato «la legittima lotta contro il terrorismo» sviluppatasi dopo «gli odiosi attentati dell?11 settembre», e poi ha subito aggiunto: «di fronte a queste manifestazioni di violenza irrazionale e ingiustificabile, il grande pericolo è che altre situazioni passino inosservate e contribuiscano a far sì che popoli interi siano abbandonati al loro triste destino». E il Papa faceva subito riferimento all?Africa, dove «pandemie e scontri armati ne stanno decimando le popolazioni» e all?America latina, le cui democrazie sono minate da «disuguaglianze sociali, narcotraffico, fenomeni di corruzione e di violenza armata». E proprio dall?America latina, il continente cattolico per eccellenza, si sono levate voci autorevoli di denuncia nei confronti delle politiche economico finanziarie (globalizzazione finanziaria, protezionismo, neoliberismo). E non si tratta di voci facilmente etichettabili come appartenenti al terzomondismo cristiano, alle correnti della vecchia teologia della liberazione, al tanto vituperato cattocomunismo. Presuli in prima linea Lo hanno fatto, ad esempio, due cardinali di primo piano in due distinte interviste concesse al mensile 30Giorni, diretto dal senatore a vita Giulio Andreotti: l?arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio e l?honduregno Oscar Andres Rodriguez Maradiaga. Due ecclesiastici moderati, molto stimati dal Papa e in cima alla lista dei papabili nel caso che nel futuro conclave i cardinali elettori optino per un pontefice latinoamericano. Il gesuita Bergoglio si è scagliato contro Fondo monetario internazionale e Banca mondiale, guidati da personalità che «indicano sempre ai governi le loro rigide direttive, parlano sempre di etica, di trasparenza, ma mi appaiono come eticisti senza bontà». Il porporato argentino ha poi denunciato «il nuovo imperialismo del denaro che toglie di mezzo addirittura il lavoro, che è il mezzo in cui si esprime la dignità dell?uomo, la sua creatività, che è l?immagine della creatività di Dio; l?economia speculativa non ha più bisogno neppure del lavoro, non sa che farsene del lavoro; insegue l?idolo del denaro che si produce da se stesso». Ancora più esplicito il salesiano Rodriguez Maradiaga, il quale ha sottolineato come la globalizzazione economica in atto «non ha affatto ridotto il solco esistente tra Paesi ricchi e Paesi poveri, anzi lo ha aggravato». L?arcivescovo di Tegucigalpa ha evidenziato che «il mercato non è la soluzione a tutti i problemi, ma uno strumento; quando il mercato viene divinizzato, diventa una schiavitù», e ha aggiunto: «attualmente si parla tanto di trattati di libero commercio, ma il commercio non è poi così libero, o meglio è libero per i potenti, mentre i più deboli non possono commercializzare i propri prodotti e sono costretti a ridursi a meri consumatori». Anche a causa delle «politiche protezioniste imposte da Stati Uniti ed Europa» e del «sistema dei prezzi stabilito dalle piazze finanziarie internazionali, come New York e Londra, in modo iniquo». Maradiaga ha poi usato parole forti contro le dottrine neoliberiste che «per alcuni, ahimè anche in campo cattolico, equivalgono alla parola di Dio», la cui applicazione hanno portato a un «risultato drammaticamente negativo». Gianni Cardinale


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